Ai nastri di partenza dello URC 2022/2023

L'asticella è sempre più alta per tutti

16 settembre, 16 squadre: parte la corsa al secondo titolo del campionato che unisce le franchigie di Irlanda, Galles, Scozia, Italia e Sudafrica: lo United Rugby Championship 2022/2023, per gli amici URC.

Gli Stormers sono in carica. Si gioca per 18 giornate fino al 21 aprile 2023, poi quarti di finale, semifinali e finale, prevista per il 27 maggio 2023.

Un viaggio entusiasmante, con una caterva di rugby da processare: nuovi talenti, veterani dalla classe e dalla carriera infinita, novità tattiche e il solito bagaglio di campi fangosi, stadi di provincia e trasferte interminabili.

In questa stagione un forte upgrade, almeno sulla carta, dovrebbe essere rappresentato dalla possibilità di seguire la competizione in maniera più continua, con almeno 3 gare in diretta sulle piattaforme OTT di Discovery (discovery+ ed Eurosport Player). Speriamo che le premesse tengano botta per tutta la stagione. Intanto diamo un’occhiata a come si presentano le squadre ai nastri di partenza.

Irlanda

La terra delle grandi deluse della stagione 2021/2022 vuole riprendersi gomorrianamente tutto ciò che considera suo, ovvero lo URC, nella stagione 2022/2023.

Il Leinster è la squadra favorita d’obbligo del torneo: nessun’altra formazione ha lo stesso ammontare di talento e profondità. A Dublino c’è un nuovo allenatore dell’attacco (Andrew Goodman, ex Crusaders) e tanta voglia di riportare a casa dell’argenteria a fine anno. La difficoltà sarà quella di conciliare il doppio fronte, campionato e coppa.

Munster ha portato a Limerick Malakai Fekitoa, ma il neozelandese è solo un tassello nella rifondazione della squadra post Johann van Graan. Il nuovo tecnico è l’ex prima linea inglese Graham Rowntree, le cui orecchie a cavolfiore raccontano parzialmente di un personaggio di carattere che prova a riportare la franchigia del sud alle peculiarità chiave del proprio DNA. Lo staff è completamente nuovo, i test precampionato sono andati malino, ci potrebbe volere del tempo per vederli sulla cresta dell’onda.

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Ad Ulster è l’anno per quagliare. Sembrava che la stagione scorsa si stesse tutto mettendo per il meglio, ma poi la squadra si è rivelata appena un po’ corta per coltivare le ambizioni necessarie: i migliori sono arrivati con il fiatone alle sfide decisive. Dan McFarland ha a disposizione gli stessi chili di talento, con un pilone ex All Black in più, Jeffery Toomaga-Allen.

Scopriremo infine se il vento di Galway fischia ancora in poppa alla squadra di Andy Friend, che lascerà a fine stagione, o se l’interlocutoria stagione passata segna un declino della franchigia irlandese di sviluppo nel momento in cui lo United Rugby Championship diventa un campionato sempre più tosto.

Galles

Il fatto che nessuna delle quattro franchigie gallesi sia riuscita a qualificarsi per la fase finale della stagione scorsa è una sconfitta per tutto il movimento. Come sempre, le quattro squadre si sono mosse sul mercato in maniera oculata ma intelligente, continuando a riportare in Galles giocatori di interesse nazionale e centrando tre acquisti di giocatori australi mica da niente: Vaea Fifita, Lopeti Timani e Sio Tomkinson.

Cardiff cerca una stagione di riscatto dopo un 2021/22 disastroso, chiuso con 7 vittorie su 18 gare e la seconda peggior difesa del torneo. Per fare un immediato salto di qualità, la franchigia ha reclutato veterani di mille battaglie e dallo sconfinato talento come Taulupe Faletau, Liam Williams e Thomas Young, che si ricongiunge al padre Dai, capo allenatore della franchigia. In più c’è l’importante arrivo di Lopeti Timani volto a rinforzare il pack e a dare un ball carrier in più alla squadra.

Il livello complessivo del roster indica una squadra che può immediatamente migliorare i propri risultati e passare allo status di sfidante per un posto ai playoff nella parte centrale della classifica, ma saranno le abilità di Dai Young e del suo staff di migliorare una rosa rimasta per gran parte uguale a se stessa a fare la differenza durante l’anno. La partenza della stagione, con le prime cinque partite, potrà già dirci qualcosa di più.

I Dragons, come ogni anno ad inizio stagione, rappresentano un’incognita. Anche questa volta la franchigia gallese ha portato a Newport un’infornata di internazionali in cerca di casa (il duo di piloni Rhodri Jones-Rob Evans, il tallonatore Bradley Roberts), un possibile eleggibile (Max Clark), un veterano su cui fare affidamento (JJ Hanrahan) e una possibile stella (Sio Tomkinson). Nella stanza dei bottoni c’è Dai Flanagan, nuovo head coach della franchigia.

Mischiando il tutto, ne esce una squadra che sulla carta ha le potenzialità per migliorare l’ennesima stagione deludente vissuta lo scorso anno. Il rebranding affrontato aggiunge un pizzico di ulteriore rinnovamento, ma che i Dragons passino dall’essere una delle peggiori squadre del torneo ad una concorrente per i playoff è un salto ancora esagerato. Obiettivo: fare un po’ di rumore con qualche risultato a sorpresa e innescare un processo virtuoso di miglioramento.

Gli Ospreys invece hanno l’onere e l’onore di essere, almeno sulla carta, la squadra portabandiera del Galles, vista la doppia cifra di Dragoni in rosa. Lo scorso anno hanno vinto lo Welsh Shield e sono arrivati a 4 punti in classifica dai playoff. Obiettivo dichiarato di quest’anno è entrare tra le prime 8.

Gli Scarlets devono dare un giro di vite alla difesa e provano a farlo con il nuovo assistente di Dwayne Peel, Gareth Williams, in arrivo dalla nazionale. L’arrivo di Vaea Fifita rinforza una squadra che ha molto talento in rosa, con un’interessante commistione di giovani talenti e giocatore nel proprio prime. Tuttavia la sfida sembra essere quella di tenere botta nel momento in cui la profondità del roster verrà messa alla prova. Possono comunque lottare con gli Ospreys per la vetta dello Welsh Shield.

Sudafrica

Sono state la sorpresa del primo United Rugby Championship: si immaginava che le franchigie sudafricane avrebbero passato un periodo di adattamento al nuovo contesto, e invece hanno finito per essere le protagoniste della stagione.

L’intenzione, ora, è quella di alzare ancora il livello, vista la campagna acquisti che mira a riportare a casa i quintali di muscoli e talento sparsi per l’Europa. Eben Etzebeth, Rohan Janse van Rensburg, Joseph Dweba, Marco van Staden: questi i nomi più eclatanti riportati in Sudafrica dalle franchigie, anche se nel contempo si sono allontanati altri profili importanti come Warrick Gelant, Madosh Tambwe, Sintu Manjezi e Arno Botha.

Le franchigie sudafricane potrebbero patire questo avvio di stagione senza gli internazionali, con gli Springboks che lavorano con una rosa molto larga di oltre 40 giocatori, ma possono invece recuperare terreno durante il Sei Nazioni. Anche il doppio impegno con l’inedita partecipazione alla Champions Cup sarà un fattore.

Gli Stormers campioni in carica avranno anche per questo un compito assai difficile nel confermarsi come una delle contenders, anche se è forse la più attrezzata delle quattro per cavarsela anche senza i suoi Springboks.

I Bulls sembrano essersi leggermente indeboliti rispetto allo scorso anno e, pur essendo una squadra molto esperta, sono anche una squadra piuttosto attempata (Bismarck du Plessis, Morné Steyn, Cornal Hendriks, Gio Aplon, Johan Goosen, Lionel Mapoe, Marcell Coetzee), dove il chilometraggio di tanti giocatori può incidere su una stagione lunga e senza pause.

I Lions continueranno ad essere la più debole delle sudafricane, avendo oltretutto monetizzato con le cessioni dei propri migliori giocatore verso le altre franchigie. L’obiettivo sarà quello di continuare a sviluppare il tanto talento sepolto tra le pieghe del rugby bokke.

La squadra più pericolosa, sulla carta, sono gli Sharks, vera e propria favorita per il titolo finale che punta a fare bene anche in Champions. Una squadra lunga, profonda, con tanta qualità, uno sterminato numero di giocatori internazionali da poter schierare in campo e tanti buonissimi gregari di grande valore per sostenerli. Nello staff ci sarà anche Yannick Bru, arrivato dalla Francia proprio per dare il suo contributo al coaching staff in vista delle gare di Champions Cup.

Attenzione, perché gli squali stanno arrivando.

Italia e Scozia

Con due franchigie a testa, Italia e Scozia dividono lo stesso Shield.

Per Glasgow e Edimburgo è un anno di consolidamento: la stagione 2021/2022 era partita benissimo, fra un ottimo rugby giocato e bei risultati. Poi, alla lunga, entrambe le franchigie sono crollate nel rendimento e hanno rischiato di finire addirittura fuori dai playoff.

Entrambe hanno fatto acquisti interessanti e si sono globalmente rinforzate. La squadra della capitale riporta in Scozia l’internazionale del Cardo Sam Skinner, prende il solido Nick Auterac da Northampton e si aggiudica Wes Goosen, il piccolo e compatto utility back che ha tutte le caratteristiche per poter essere devastante in URC.

I Warriors acquisiscono chili e centimetri con l’arrivo di JP du Preez, Sione Vailanu, Sintu Manjezi e Lucio Sordoni. Rinforzi in massa per un pack che ha dimostrato soprattutto di essere un po’ corto a livello di numeri nella scorsa stagione. Sui trequarti c’è il ritorno del figliol prodigo Huw Jones.

Delle due, Edimburgo ha qualcosa in più grazie anche a uno staff lungimirante e sempre all’avanguardia. Tuttavia il livello delle due franchigie scozzesi è molto simile: per loro ci si attende la qualificazione ai playoff e magari anche la possibilità di ottenere che una delle due arrivi fino alle semifinali. Tuttavia sembrano ancora un passo indietro rispetto alle pretendenti per il titolo.

Per ultime, ma certo non meno importanti, arrivano le italiane. Il Benetton si è certamente rinforzato, anche se l’inconveniente dell’addio di Monty Ioane rappresenta comunque una brutta perdita. Il club ha investito nell’allargamento della rosa e dello staff, i nuovi giocatori stranieri sono di certificata qualità, ma è anche vero che la concorrenza si è rafforzato almeno quanto i Leoni.

Sembra prematuro poter pensare che la squadra di Treviso possa puntare ai playoff, ma proverà ad essere competitiva il più a lungo possibile.

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Per quanto riguarda le Zebre, speriamo soprattutto di essere smentiti. Il cambiamento radicale della rosa, l’ennesimo rebranding, le nomine dirigenziali di facciata spingono verso l’ennesimo tentativo di rifondazione. Sulle spalle di un gruppo giovanissimo è posta una responsabilità davvero grande e il rischio è che le cose possano andare peggio che mai.