La palla curva di Kieran Crowley, il colpo che non ti aspetti da parte del coach neozelandese dell’Italia: due giorni dopo il suo ventesimo compleanno Leonardo Marin giocherà la sua terza partita in nazionale, suo debutto dal primo minuto, in un ruolo che non ha mai interpretato prima a livello professionistico.
Non che di rugby di alto livello ne abbia visto molto. Ha debuttato incredibilmente giovane con il Mogliano in Top10 all’inizio del 2019, facendo firmare ai genitori l’autorizzazione per essere inserito in lista gara non ancora maggiorenne. Quattro presenze, di cui una da titolare in un disperato 10-60 subito in casa per mano delle Fiamme Oro, sotto la guida di Andrea Cavinato.
Poi Accademia Nazionale Ivan Francescato per due stagioni, quelle in cui la pandemia ha prima fermato e poi cancellato il campionato di Serie A. Uno stop che non ha fermato la crescita di Marin che, dopo un buon Sei Nazioni under 20 nel 2021, è subito approdato al Benetton, mettendo insieme già 9 presenze per un totale di 414 minuti e quel drop che gli ha fatto fare il giro del mondo.
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D’altronde, a sentire chi ha girato i campi del minirugby portando marmocchietti col caschetto in giro per l’Italia, Leonardo Marin non è un nome completamente nuovo. Già da bambino, dicono i ben informati, spiccava per le proprie doti tecniche e atletiche, per la comprensione del gioco. Uno di quelli che vedi e dici: questo arriva.
Ed ora è arrivato e per lui non potrebbe esserci compito più improbo che scendere sul campo dell’Aviva Stadium di Dublino davanti a decine di migliaia di irlandesi che non vedono l’ora che il loro straripante XV passi sopra agli Azzurri come un bulldozer su una stamberga di primo Novecento.
La scelta di Kieran Crowley denota chiaramente un cambio di approccio. Nelle prime due partite del Sei Nazioni 2022, Marco Zanon, il numero 12 designato, è stato uno dei principali ball carriers dell’Italia.
Contro la Francia è stato leader della squadra per palloni portati (10) e il migliore per metri fatti (48; i dati di Monty Ioane e Paolo Garbisi, superiori, sono dovuti alla copertura della profondità), contro l’Inghilterra è stato meno protagonista (5 palloni portati), ma solo Michele Lamaro ne ha portati di più, ed è stato più efficace (circa 6.5 metri per portata).
In particolare, Zanon è spesso il primo terminale da prima fase degli Azzurri. Un ruolo che dovrà necessariamente essere coperto da qualche altro giocatore.
In rimessa laterale possiamo aspettarci tanti lanci con un allineamento ridotto e Toa Halafihi in mezzo al campo come possibile portatore. Il numero 8 azzurro ha iniziato la sua avventura in maniera positiva, ma il suo impatto sulla fase offensiva dell’Italia può essere decisamente superiore, grazie soprattutto alla sua capacità di andare oltre e giocare continuità dirette. Come gli ha detto Kieran Crowley, succedono cose buone quando Halafihi è vicino al pallone.
L’Italia ha inserito anche Giovanni Pettinelli in formazione, che si è distinto per la sua efficacia come portatore nelle parti finali delle gare precedenti, ma essendo il flanker biancoverde un’opzione come saltatore in rimessa laterale, al contrario di Halafihi, sarà il neozelandese a farsi prevedibilmente carico del ruolo di ariete.
Da mischia ordinata, invece, Nacho Brex potrebbe essere l’opzione penetrante, con Marin che lavora dietro la sua schiena con la possibilità di portare il pallone al largo.
È la prima volta dal marzo del 2021 che l’Italia ripropone una soluzione con il doppio play 10-12. L’esperimento di Franco Smith con Carlo Canna aveva portato frutti limitati, ma l’idea alla base è la stessa: Paolo Garbisi e l’Italia hanno bisogno di un playmaker esterno che sia capace di fare le scelte giuste quando si va a giocare nello spazio.
Smith aveva scelto Canna perché ad estremo ha sempre preferito avere giocatori con gambe e doti di finalizzazione come Minozzi e Trulla, mentre Crowley aveva finora affidato a Padovani le peculiarità del secondo play. Sebbene Padovani mantenga il suo posto, il tecnico neozelandese ha reputato evidentemente di avere bisogno di più rapidità di gambe e di pensiero, rispetto ai muscoli di Zanon, per far funzionare un attacco azzurro finora drammaticamente asfittico.
La scelta di Crowley è inevitabilmente orientata alla fase offensiva. Per quanto Marco Zanon sia un difensore non superiore alla media, Leonardo Marin è un giocatore con certificati limiti difensivi, almeno per il momento. Lo ha detto anche Massimo Brunello, suo allenatore lo scorso anno con la under 20, in un’intervista dello scorso ottobre a Simone Battaggia de La Gazzetta dello Sport: “Marin colpisce perché è già molto maturo, alla sua età è già leader. Buone mani, buona tecnica di passaggio e calcio, negli spazi sa far valere il fisico, sa mettere la squadra in avanzamento, ha una buona lettura del gioco. Deve trovare la voglia di lavorare bene anche la difesa, ma devo dire che in questo è migliorato.”
Il rischio dell’operazione è alto, ma calcolato: da una parte Leonardo Marin viene certamente gettato in mare per imparare a nuotare, ma il salvagente è rappresentato da una partita che, bene o male, l’Irlanda è destinata a portare a casa con uno scarto piuttosto importante.
Il giocatore, poi, ha dimostrato il carattere e la forza d’animo necessarie ad affrontare una eventuale débâcle. Speriamo invece che ci sia la possibilità di divertirci: quest’Italia yé-yé arriverà sesta, ma che faccia almeno girare qualche testa.