Kieran Crowley ha scoperte le carte. Sono ufficiali i nomi dei giocatori convocati per preparare i primi due turni del Sei Nazioni 2022. 33 giocatori, 19 avanti, 14 trequarti, 22 giocatori del Benetton Treviso.
Tantissimi giocatori del Benetton Treviso. Con alcuni ruoli completamente a tinte biancoverdi, come i centri, le terze linee, i tallonatori.
Pochissime le sorprese vere, forse alcune piccole scosse, ma non ci sono giocatori di classe mondiale che sono rimasti a casa senza motivazione. Minozzi e Parisse sono out per ovvie ragioni: devono rientrare in uno stato di forma accettabile. Nella seconda parte del Sei Nazioni, ci si può mettere la mano sul fuoco, saranno coinvolti.
Fuori dai 33 Canna, Licata, Bellini, Mbanda, Bigi, Giammarioli. Gli ultimi due per infortunio, mentre il resto del blocco dei senatori zebrati rimane al palo per scelta tecnica.
Non c’è Tommaso Allan per la seconda volta. Era prevedibile.
Mischia
È difficile parlare del pacchetto degli avanti senza tenere in considerazione quelli che saranno i rivali. Anzi è praticamente impossibile fare un’analisi esaustiva sulla squadra di Crowley nella sua interezza senza pensare al confronto impietoso con le altre 5 big europee. Tarando la qualità dei singoli sui parametri dello United Rugby Championship magari siamo anche in grado di competere. Solo che lo scenario del Sei Nazioni cambia di netto le carte in tavola, è brutalmente più crudo, più competitivo. Un particolare che ripetiamo ogni anno, quasi fino alla nausea, ma che è premessa necessaria per fare una panoramica completa sugli azzurri.
Nel blocco dei primi 5 uomini, che dovrebbe essere strategico per le sorti di ogni squadra, siamo ancora poco profondi in termini di qualità e quantità.
Una ipotetica prima linea titolare con Fischetti, Nemer e Lucchesi offre delle buone opportunità in campo aperto. Molto meno in mischia chiusa e al lancio, dove nel finire del 2021 abbiamo palesato più limiti che pregi. Però almeno a numero 2 c’è un Faiva che scalpita e potrebbe rendere il livello delle rimesse laterali e delle piattaforme di attacco da rolling maul un po’ più alto. Nicotera è la novità da cui ci si aspetta un ingresso graduale nel gruppo azzurro. Ad oggi è il terzo in ordine di preferenze nel listino dei tallonatori. Il ragazzo comunque si farà e troverà prima o poi lo spazio che merita.
Rientra Giosuè Zilocchi e poi c’è Pietro Ceccarelli, un jolly prezioso che ha trovato poca fortuna con Franco Smith, ma può tornare molto utile ora, nel momento in cui a Brive sta facendo più minutaggio del solito. Tiziano Pasquali è fin qui il pilone più utilizzato del Benetton 2021/22, era logico aspettarsi una selezione. Traorè dovrà ritagliarsi i suoi momenti dopo aver trascorso gran parte del 2021 in infermeria.
Passando alla seconda linea bisogna fare attenzione a non farsi obnubilare dall’ultimo match delle franchigie visto in TV. Nel derby d’Italia infatti sia Cannone che Ruzza hanno piacevolmente impressionato. Stesso discorso per Sisi, uno dei pochissimi delle Zebre a reggere l’urto dei biancoverdi. Messa così sembrerebbe che lo stato di forma di questo terzetto sia piuttosto alto. Occhio però a non dimenticare la sofferenza palesata nel test match più indicativo del novembre azzurro: quello con l’Argentina. In sala macchine può essere d’aiuto la possanza fisica di Marco Fuser, abile a combattere nelle trincee dei breakdown. Anche se è necessario evidenziare che il suo impiego a Newcastle fin qui è stato piuttosto esiguo.
La terza linea è il reparto forse più equilibrato dell’Italia. Capitan Lamaro guida un pool di atleti tutti appartenenti al Benetton. E in fondo è giusto così, perché se si esclude Parisse, le migliori terze linee al momento giocano tutte dalle parti di Monigo. Grande curiosità per Zuliani, Pettinelli ed Halafihi che entrano nel gruppo di Crowley con buone probabilità di trovare spazio. Il giovanotto cresciuto nel Rugby Paese è sembrato perfettamente a suo agio con la maglia numero 6 dei biancoverdi, e allora diventa normale immaginarsi che il coach neozelandese proverà a testarlo su un livello più alto. Probabile che per lui come per Nicotera questo sia solo un assaggio dell’altissimo livello. Conteranno tanto anche le eventuali indisponibilità dei probabili titolari.
Pettinelli invece il suo esordio lo ha già fatto, ora ha l’opportunità di concretizzare la sua crescita individuale strappando almeno una maglia da prima scelta nell’arco di 5 gare.
Toa Halafihi è il più che probabile numero 8 designato per le prime due partite. I test con l’Italia A sono serviti per fargli fare rodaggio, e adesso, senza la disponibilità di una terza linea centro di ruolo, appare chiaro che il neozelandese avrà il compito di portare avanti tutti i palloni possibili e di fare il lavoro sporco un po’ in tutte le aree del campo. Negri e Steyn (che non rende al meglio da n.8) non hanno bisogno di presentazioni. Devono solo far valere il loro alto numero di Caps nel miglior modo possibile.
Mediana
Il giocatore in grado di ambire ad una maglia da titolare senza indugi è Paolo Garbisi. Che è anche l’unico italiano all’estero ad essersi conquistato uno spazio davvero significativo in campionato. Il resto del parco mediani pecca di minutaggio o di esperienza. A numero 9 Varney è il miglior compromesso fra rapidità e intraprendenza. A Gloucester gioca pochissimo, a novembre non ha brillato, e una staffetta con il semi ritrovato Calum Braley in questa prima fase di Sei Nazioni è più di una eventualità. Occhio al giovane Fusco delle Zebre, giocatore che si è preso l’azzurro con grande abnegazione.
Detto di Garbisi, rimangono Marin e Da Re. Difficile che possano ritagliarsi un coinvolgimento importante, soprattutto Da Re che ancora deve esordire in URC. Ma la buona notizia è che disponiamo di 3 mediani di apertura molto giovani, di vero talento, polivalenti e anche tanto ambiziosi. In questo caso guardare in prospettiva ha il dolce sapore della speranza.
Trequarti
Come per le terze linee, anche in mezzo al campo è il Benetton a dettar legge. Zanon, Morisi, Brex. Sappiamo che tutti e 3 possono dare tanto in termini di fisicità.
Nacho Brex in difesa è una tagliola, Zanon quando è in forma diventa un incursore niente male, Morisi porta in dote una conoscenza del gioco maturata da tanti anni di Sei Nazioni. Resta una domanda: riusciremo a innescare i centri con la dovuta “creatività” per creare quei clean break che tanto servono al nostro sistema offensivo?
Un quesito che si sposta in egual misura sul triangolo allargato, dove Montanna Ioane avrà il compito di confermare quanto di buono ha fatto novembre. L’arma in più della linea arretrata, quella più potente, è ancora lui. Interessante la convocazione di Menoncello. Unico jolly autentico della trequarti insieme Padovani. Per i due giocatori del Benetton potrebbero aprirsi più opzioni di utilizzo. Menoncello infatti ha dimostrato di trovarsi a suo agio come centro, ma ha gambe e tempi che lo possono collocare tranquillamente all’ala. Mentre Padovani ad oggi è l’unico che può indossare la numero 15.
Pierre Bruno e Federico Mori chiudono il cerchio dei velocisti. Il primo sta vivendo una buona stagione sul piano personale all’interno di un contesto a dir poco tribolato. Il secondo è emigrato in Francia per tastare con mano il professionismo vero e, va detto, non se la sta cavando malissimo. Resta da capire chi di loro offrirà più garanzie sul piano difensivo.
Considerazioni conclusive
I nomi scelti da Crowley sono diretta espressione del meglio da cui lui e il suo staff possono attingere.
Il punto forte di questa nazionale è che non ha nulla da perdere. Mai come in questo 2022 il gap con le altre squadre sembra essere così elevato.
Motivo per cui il gruppo ha la possibilità di innescare uno spirito colmo di orgoglio per ribadire al mondo ovale che ci siamo anche noi.
Tolti gli elementi spirituali rimane purtroppo poco. Le punte di diamante di questa squadra sono Garbisi e Ioane. Più di uno slot vivrà di dualismi in cui le differenze fra chi si gioca il posto da titolare e chi dovrà fare panchina o tribuna sono minime. Tanti giovani come Cannone, Fischetti, Mori, Lucchesi, Zanon devono compiere il salto di qualità definitivo sul palcoscenico internazionale per evitare di finire nel limbo in cui una intera generazione di rugbisti italiani è caduta. Quella zona grigia dei ‘sempre giovani’ che passata la soglia dei 30 anni ha raccolto solo le briciole di promesse non mantenute.