Il XV ideale del 2021

La creme de la creme dell'anno rubystico

Ad Ohvale poche cose ci soddisfano di più di prendere un post-it, appuntarci sopra i numeri dal 15 all’1 e iniziare a sognare formazioni.

Arriva poi un momento dell’anno in cui quelle annotazioni tornano utili e diventano battute di tastiera sullo schermo.

Per quest’anno ci siamo divisi la scelta dei componenti del XV ideale del 2021 rubando l’idea al vecchissimissimo gioco del pari o dispari.

Valerio Bardi ha curato con la consueta, asciutta sintesi le scelte dei giocatori con un numero di maglia dispari, dall’estremo al pilone sinistro.

Coloro che hanno avuto in dono dal destino una maglia dal numero pari sono stati eletti e recensiti nelle loro gesta annuali da Lorenzo Calamai.

Il XV ideale del 2021 di Ohvale

15 – Jordie Barrett (Hurricanes, Nuova Zelanda)
È riuscito finalmente a mettere insieme le indubbie qualità fisiche e le capacità tecniche conquistando la maglia n.15 degli All Blacks con rassicurante maturità. Peccava di costanza, ma nel 2021 ha garantito uno standard sempre molto alto.

Leggi anche: APPUNTI DISORDINATI DA UN 2021 TRAVAGLIATO

14  – Will Jordan (Crusaders, All Blacks)
L’uomo dei record di marcature in questo 2021 non poteva cedere alla pur valida concorrenza di Damian Penaud e Louis Rees-Zammit. Quindici mete in un solo anno solare non si vedevano da Joe Rokocoko. Rispetto al suo ‘antenato’ illustre, Jordan è meno brutale, meno tremendamente esplosivo, ma possiede una grazia eterea unica: non sembra mai andare al massimo, per lui è tutto semplice.

13 – Gael Fickou (Racing 92, Francia)
A 27 anni sembra che faccia parte dei Blues da una vita. Uno dei pezzi pregiati del mercato di Top 14, sempre sul pezzo, mefistofelico nello squarciare le difese con quel passo ondulato e quella classe innata che contraddistingue spesso i giocatori francesi.

12 – Damian De Allende (Munster, Sudafrica)
In un duello per il posto con Samu Kerevi, che ha avuto il merito di rivitalizzare l’attacco dei Wallabies in maniera decisiva durante il Rugby Championship, la spunta il sudafricano. Dopo aver rischiato grosso nell’incidente della benzina sul barbecue con gli altri sudafricani di Munster, è tornato sul campo da leone. Impeccabile contro i Lions, contro i quali ha peraltro vinto il suo 50esimo cap internazionale, è stato essenziale e sublime anche nella parte finale dell’anno, non ultimo in occasione delle sfide di Champions Cup della franchigia irlandese.

11 – Makazole Mapimpi (Sharks, Sudafrica)
Una garanzia assoluta. Marca punti pesanti e lo fa spesso perché ha l’istinto del cacciatore di mete. Ha saputo essere indispensabile per gli equilibri dei Boks. Di quei giocatori che quando non ci sono te ne accorgi subito.

10  – Romain Ntamack (Tolosa, Francia)
Il 2021 di Romain Ntamack è stato una sorta di decollo: a dicembre del 2020 il bruttissimo infortunio alla mascella, fratturata in due punti, gli fa saltare l’avvio del Sei Nazioni. Torna giusto per l’ultimo appuntamento, la sconfitta casalinga contro la Scozia del 26 marzo. Le cose iniziano ad andare per il verso giusto in primavera, in cui ritorna il protagonista di sempre nelle fortuna di Tolosa, campione di Francia e d’Europa. Intanto, però, in nazionale debutta Antoine Hastoy e all’inizio di novembre Galthié prova a farlo coesistere con Jalibert, affidandogli la maglia numero 12, con la quale però non brillerà. Quando però il CT gli restituisce l’agognata 10, ecco quella partita contro gli All Blacks. E quell’azione che abbiamo ancora tutti negli occhi.

9 – Antoine Dupont (Tolosa, Francia)
Il vero sport è trovare nuovi aggettivi per definirlo.

8 – Ardie Savea (Hurricanes, Nuova Zelanda)
C’è stato un tempo in cui Ardie Savea era solamente il fratello di Julian. C’è stato un tempo in cui le sue presenze negli All Blacks arrivavano soprattutto dalla panchina, un tempo in cui non era un giocatore del tutto convincente, con quella maglia nera addosso che prima di lui avevano indossato Richie McCaw o Kieran Read, Rodney So’oialo o Jerome Kaino. Quel tempo è finito. È finito con il mondiale del 2019, momento dal quale Savea è diventato il fulcro del gioco neozelandese, inanellando prestazioni strepitose ad una crescente prominenza dentro e fuori lo spogliatoio. Come quando, qualche mese fa, ha rinnovato il proprio contratto con la federazione neozelandese senza la mediazione di un procuratore.

7 – Michael Hooper (Toyota Verblitz, Australia)
Sinceramente l’unico n.7 che avrebbe potuto insidiarlo porta il nome di Hamish Watson. Il Capitano degli Wallabies però è stato eccezionale in ogni partita che ha giocato: chirurgico nel breakdown, cafone con la palla in mano, una saracinesca in difesa. Ha confermato con merito la palma del leader di una nazionale Australiana in netta ripresa.

6 – Courtney Lawes (Northamtpon Saints, Inghilterra)
Hanno sempre un fascino particolare, quegli sconfitti come il Courtney Lawes del 2021. Un giocatore che ha giocato forse il miglior rugby della sua lunga e prestigiosa carriera fra maggio e novembre. Il miglior Lion del tour perdente in Sudafrica, un eccellente capitano dell’Inghilterra in decisa ripresa dei test autunnali. Anche Tadhg Beirne lo ha detto: “Avrei voluto giocare di più con i Lions, ma ho trovato davanti un Lawes pazzesco.”

Leggi anche: LUNGO CAMMINO

5 – Franco Mostert (Honda Heat, Sudafrica)

Seconda o terza linea non importa. Pochi come lui hanno saputo interpretare al meglio il ruolo del predatore silenzioso. Negli impatti, nel gioco sporco è stato un gigante. Soprattutto nei tre match con i Lions.

4 – Eben Etzebeth (Tolone, Sudafrica)

Non c’è stata, quest’anno, una seconda linea migliore di Eben Etzebeth. A 30 anni, il gigante di Cape Town ha raggiunto una maturità agonistica impressionante. La vittoria della Rugby World Cup è stata l’ultima, definitiva iniezione di fiducia: niente più sceneggiate da bulletto per assomigliare al mito Bakkies Botha, maestro oramai superato grazie a una classe clamorosa, che quest’anno, complice una condizione fisica smagliante, ha raggiunto il next level. Tanto che per il Sudafrica è un giocatore chiave in alcune situazioni di gioco, dove viene impiegato per curare alcuni dettagli decisivi invece di fare il lavoro sporco nella metaforica miniera del punto d’incontro.

3 – Tadhg Furlong (Leinster, Irlanda)
Magari quei secondi in cui Tadhg si mette a fare side step nella difesa scozzese passeranno alla storia come la danza del pilone ballerino. In realtà per Furlong il 2021 è stato l’anno della consacrazione definitiva come n.3 di livello mondiale. Una forma fisica mostruosa ne ha messo in evidenza le caratteristiche polivalenti che lo rendono un elemento insostituibile per il XV di Andy Farrell.

2 – Ronan Kelleher (Leinster, Irlanda)
Kelleher è sbocciato nel 2021. Già unanimemente riconosciuto come un talento cristallino e un futuro punto fermo della nazionale irlandese, il tallonatore classe 1998 ha giocato tutte e 5 le partite del Sei Nazioni, partendo però 4 volte dalla panchina. Aggregato ma non utilizzato dai Lions in corso d’opera, a luglio ha segnato 4 mete in 2 partite contro USA e Giappone con la maglia dell’Irlanda. In novembre è stato decisamente un protagonista in verde. Il suo addestramento nelle tecniche jedi del lancio in rimessa laterale deve ancora essere affinato, ma la forza scorre potente in lui.

1 – Steven Kitshoff (Stormers, Sudafrica)
La staffetta con Ox Nchè lo rende il migliore n.1 in coabitazione con il suo compagno di nazionale. Il fulvo pilone degli Stormers ha fatto recitare diversi Ave Maria ai suoi dirimpettai. Solidissimo in chiusa, ha mostrato una grande affidabilità anche in difesa.