Dopo quarantasette secondi dall’inizio della partita, Dan Biggar tocca il primo pallone dell’incontro. Un ovale ottenuto da una rimessa laterale a una trentina di metri dalla linea di meta avversaria viene sparato ad altezza siderale dal destro dell’apertura gallese.
Si apre così la stagione della caccia in casa British & Irish Lions e subito s’intravede il tema principale della partita, in contrasto con le aspettative: gli ospiti non proveranno a battere col gioco la difesa più forte del mondo, quella degli Springboks; il piano è di bombardarla.
Se quel primo pallone viene giocato così è per cercare immediatamente di capitalizzare su un determinato comportamento avversario.
In questo caso l’azione finirà in un nulla di fatto, con Tom Curry colpevole di fuorigioco, ma sarà una chiave dell’incontro più avanti.
Il fuorigioco di Tom Curry è invece una delle chiavi dell’inizio della partita. Il numero 7 dei Lions verrà pescato in fallo altre due volte dal direttore di gara: al tredicesimo non rotola via da un punto d’incontro, al diciassettesimo commette un placcaggio in ritardo e permette così agli Springboks di andare avanti sul 6-0.
Panico
La prima mezz’ora dei Lions è agghiacciante. Il Sudafrica mette in campo un’intensità fisica spaventosa ed è padrone di tutte le situazioni sul campo, in particolare nell’area del placcaggio.
Non solo infatti gli Springboks sbatacchiano a terra, e spesso guadagnando metri, i portatori di palla avversari, ma sono anche particolarmente preparati per andare a mettere in pericolo il possesso attraverso la spinta e la pressione, in controruck.
Siya Kolisi and Pieter-Steph du Toit meet Robbie Henshaw on the Lions’ overthrow… 💥 pic.twitter.com/CWWeDrbbFC
— Murray Kinsella (@Murray_Kinsella) July 28, 2021
Lukhanyo Am… 💥 pic.twitter.com/0IseJEGCKN
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Il risultato è che per i primi 15 minuti il possesso dei Lions è pressoché azzerato. Al ventesimo Damian De Allende regala un piazzato a Biggar che tiene i suoi attaccati alla partita dalla piazzola, ma per il resto i Lions non si vedono.
La pressione continua ad accumularsi, visto che la rimessa laterale incomincia a balbettare. Tra il 23esimo e la mezz’ora i Lions perdono due confronti aerei contro Cheslin Kolbe, tre rimesse laterali finiscono nelle mani degli Springboks e Pollard può segnare altri sei punti per portare il punteggio sul 12-3.
Il panico dei Lions si legge nei malintesi in rimessa, nell’iniziativa individuale invece che collettiva, nel tentativo di risolvere con un gesto isolato. Anthony Watson e Stuart Hogg sembrano gli unici in grado di inventare qualcosa con qualche corsa pazza.
La partita è drammaticamente in mano ai padroni di casa: il loro non è un rugby emozionante, non sono particolarmente ispirati a giocare e sembrano aver puntato tutte le fiches sui loro punti forti, difesa fisica ed esasperante, guerra sul punto d’incontro e avanzamento attraverso l’uso del piede.
Eppure i Lions non vanno al tappeto, e al trentaquattresimo qualcosa cambia. Cambia non tanto perché facciano qualcosa di diverso, ma perché il pack dei sudafricani cede qualcosa dal punto di vista dello scontro fisico, non è più in grado di sostenere la stessa identità e vincere lo scontro in maniera continuativa.
Timidi segnali: calcio di punizione in mischia chiusa al 34′, Biggar mette fuori; calcio per placcaggio alto a metà campo al 39′, Daly spara un missile corto di dieci centimetri; break di Henshaw al 40′ su un interessante inserimento a 10 di Hogg con Biggar al fianco, in avanti al momento del passaggio decisivo. Zero punti portati a casa, ma gli ospiti vanno nello spogliatoio con una speranza riaccesa.
Check out the speed and effort from Ox Nché working back to cover Ali Price on the inside here. pic.twitter.com/nzOsBgpIgW
— Murray Kinsella (@Murray_Kinsella) July 25, 2021
Ribaltare il tavolo
Nel secondo tempo il trend degli ultimi 10 minuti della prima frazione prosegue: gli Springboks sono sempre più stanchi, i Lions riescono a prendere e mantenere l’iniziativa: secondo i dati del sito ufficiale lionsrubgy.com nel primo tempo il Sudafrica ha avuto il 57% del possesso e il 58% del territorio, mentre nella ripresa un drastico 36% e 40%.
Sul primo dato ha avuto merito soprattutto la crescita della prestazione del pacchetto di mischia, aiutato da una grande prestazione di tutti coloro che sono entrati dalla panchina. Gli Springboks invece non hanno avuto praticamente nessun boost dai subentranti, in chiara contrapposizione con quanto accaduto alla Rugby World Cup, quando la Bomb Squad dei 5 avanti pronti ad entrare cambiava la faccia dei finali di partita.
Il dato sul territorio, invece, è direttamente figlio del precedente: dominando maggiormente il possesso, la squadra di Warren Gatland ha potuto applicare al meglio il piano avuto fin dall’inizio, andare a giocare di là.
Un piano che l’ex coach del Galles aveva già utilizzato anche al mondiale giapponese con il Galles, arrivando vicino alla vittoria, e che gli stessi All Blacks avevano identificato come il punto debole della difesa sudafricana: non puoi abbatterla, non puoi aprirla, ma puoi scavalcarla.
Ali Price è salito in cattedra, Conor Murray ha finito il lavoro: con i loro box kicks hanno permesso ai Lions di mettere sotto pressione il Sudafrica, Duhan van der Merwe ha fatto un ottimo lavoro nel mettere pressione a Cheslin Kolbe e ai ricevitori avversari e agli Springboks non è rimasto che concedere il possesso dell’ovale nella propria metà campo, finendo poi per cadere vittima della propria indisciplina, altra conseguenza di una differenza di intensità fra la prima e la seconda frazione di gioco.
Chiusura
Una volta superati dal calcio di punizione di Dan Biggar al 62′ gli Springboks non hanno più avuto né le energie né le armi per riprendere la partita.
La squadra di Jacques Nienaber ha preparato questa serie fra mille difficoltà, ed è evidente come abbia puntato soprattutto a massimizzare i propri punti di forza, senza un gioco offensivo organico e strutturato. Ciononostante la partita si è comunque decisa anche sui dettagli: il microscopico fuorigioco di Willie le Roux sul calcio di Lukhanyo Am al 45′ e il tocco in avanti di Kolbe sulla meta di De Allende a 9′ dal termine sono solo i due esempi più evidenti di quel poco che è mancato per vedere una partita completamente differente e essere qui a parlare di qualcos’altro.
In definitiva, il primo test fra le due squadre è stata una partita piuttosto contratta, che ha deluso le aspettative. Da una parte un Sudafrica limitato nella durata dello sforzo e nelle capacità offensive, dall’altra dei Lions davvero poveri nelle esecuzioni tecniche individuali e nel gioco corale.
Non ci aspettiamo che il secondo test, però, veda un cambiamento del registro delle due squadre: entrambe le squadre proveranno a massimizzare i profitti da quello che è loro ben riuscito nel primo incontro, estremizzando ancor di più le azioni speculative, giocate sull’analisi dei trend di comportamento degli avversari.