A poche ora dalla partita tra Sudafrica A e Lions i riflettori del mondo ovale sono tutti puntati sul giocatore più vecchio fra i 46 in lista gara: Mornè Steyn. Non uno qualunque nella faida sportiva tra queste due squadre.
Ecco 5 punti di interesse attraverso cui analizziamo il mediano di apertura nativo di Cape Town.
Il Mornè spauracchio
Sono passati 12 anni da quel famoso “Kick it out” urlato a Ronan O’Gara in gara 2 del Lions Tour 2009. Come è andata a finire lo sappiamo tutti. Il regista irlandese commette un errore imperdonabile quando al minuto 79.46 calcia alto un pallone che doveva finire in rimessa laterale.
Fa di peggio quando va sotto il punto di caduta della palla, carica fallosamente Fourie Du Preez e sul risultato di 25 a 25 lascia ai piedi di Mornè Steyn il calcio decisivo. Dalla ragguardevole distanza di 60 metri Steyn spedisce fra i pali il pallone che regala di fatto la vittoria della serie al Sudafrica.
Una cannonata che è rimasta impressa nei ricordi dei tifosi anglosassoni per molto tempo.
Se qualcuno dello staff di Gatland toccherà ferro prima di affrontare la sfida con gli Springboks A sappiamo il perché.
Il Mornè cecchino
In termini tecnici il Sudafrica inserisce in squadra una vera e propria macchina da punti. Steyn è un giocatore dalle percentuali di riuscita molto alte, glaciale nell’esecuzione dei calci più difficili, capace di impostare il match attraverso un gioco al piede semplice e al tempo stesso mortifero. Con lui in cabina di regia si può stare certi che i pericoli rimangono belli lontani, le exit strategy sono chiare e il triangolo allargato avversario deve sempre stare attento a contestare in aria palloni molto insidiosi.
E poi c’è il CV. Steyn è nato nel 1984, ha iniziato a giocare in franchigia a 19 anni e può vantare 18 anni di carriera internazionale giocata al massimo livello. Praticamente metà della sua vita.
Magari nella seconda parte di carriera non sempre è stato schierato da titolare, però occorre ricordare che il suo piedino fatato ha messo insieme più di 4000 punti fra Super Rugby, Springboks, Currie Cup e Top 14. Se è vero che il tempo passa inesorabile per tutti, è altrettanto vero che i tratti salienti del suo gioco sono rimasti invariati.
Steyn non è mai stato un fulmine nel timing di innesco della linea arretrata, ma possiamo stare certi che se il match dovesse andare verso i binari dell’equilibrio avrebbe tutte le capacità per risolverlo al piede. Dalla piazzola o con un calcio di rimbalzo poco importa, eccelle in entrambi. Il record di 25 drop realizzati nel Super Rugby sta lì a ricordarcelo.
Il Mornè leggero
Nel 2016, annus horribilis del rugby sudafricano, Mornè Steyn cadde in quel vortice di negatività che di lì a poco avrebbe investito un po’ tutta la galassia Springboks. Il suo ultimo match ufficiale in maglia verde risale proprio al 6 ottobre di quell’anno, quando gli All Blacks asfaltarono gli uomini di Coetzee a Durban con un eloquente 57 a 15.
I Boks fecero registrare il record di 40 placcaggi sbagliati, praticamente uno ogni due minuti, e Steyn fu uno dei giocatori più bersagliati dalla marea nera. Da lì i tanti interrogativi sulle capacità di essere efficace anche senza pallone sono diventati i presupposti per un’esclusione pressoché definitiva. Tutto questo per ribadire un semplice concetto: il playmaker dei Bulls è un giocatore che non brilla in difesa. Il titolare designato Pollard al contrario, oltre a essere un distributore più completo, attacca la linea ed è anche un bel baluardo in fase di placcaggio.
Gatland sa bene che il nome di Steyn evoca fantasmi lunghi 12 anni, però i B&I Lions non possono ignorare che nel canale del mediano di apertura, qualora venga occupato da Steyn, possono esserci delle opportunità di attacco da esplorare.
Il Mornè versione 2021
Dopo aver passato 6 anni alla corte dello Stade Francais, Steyn ha fatto ritorno nel buon retiro del Loftus Stadium, il luogo in cui ha conquistato credibilità e gloria internazionale. Ai tifosi sudafricani sembrava chiaro che lo Steyn trentacinquenne non potesse offrire di più di una onesta stagione da chioccia. Invece, complice lo stop imposto dal Covid, le franchigie sudafricane si sono confrontate internamente senza alzare troppo il livello della contesa nei sempre ruvidi scontri con neozelandesi ed australiani. Tutto ciò gli ha consentito di ritagliarsi un posto da protagonista con i Bulls di Jake White.
Sulla fiducia evidenziata dallo staff di Pretoria Mornè Steyn ha riversato tutta la sua professionalità, mettendosi a disposizione umilmente e con una sana voglia di divertirsi. In più ha mostrato una forma fisica assolutamente adeguata per lo standard richiesto. Poi, dall’alto della sua esperienza, è stato facile ritagliarsi lo spazio giusto per porre degli interrogativi allo Staff di Nienaber.
Dunque Steyn sta bene, è integro e non rischia di patire infortuni a causa di una irrefrenabile voglia di placcare.
Piccolo spoiler: il livello di intensità fra Boks e Lions sarà decisamente più alto rispetto a quello vissuto negli ultimi 12 mesi di competizioni domestiche. È vero che lui ci arriva con una insolita freschezza atletica e forte di una solidità mentale che pochi altri giocatori al mondo hanno, però è altrettanto vero che non occupa un posto di rilievo nelle gerarchie sudafricane da circa cinque anni.
Il Mornè veterano
Il Sudafrica è la squadra nazionale che più di ogni altra sa come coinvolgere i suoi veterani nelle competizioni più dure. I tecnici che hanno preso il timone di comando dei Boks hanno sempre creduto che una robusta dose di leadership fosse necessaria per intraprendere un percorso vincente.
Il leggendario pilone irsuto Os Du Randt fece parte della spedizione inglese campione del mondo nel 2007 all’età di 35 anni, Schalk Brits ha fatto lo stesso nel 2019 a 38 anni suonati, per non parlare di Victor Matfield, richiamato in fretta furia per la RWC del 2015, anche lui trentottenne, con il preciso scopo di primeggiare in rimessa laterale.
Mornè Steyn non fa eccezione. Inizialmente si era ipotizzato che la sola presenza in gruppo di un atleta così influente nella vittoria del 2009 fosse già sufficiente per dare il giusto feeling alla squadra. Poi le contingenze hanno obbligato Rassie Erasmus (nel frattempo tornato head coach) a schierarlo nel cosiddetto quarto test del Lions Tour 2021.
Adesso le chiacchiere stanno a zero. Steyn ha la possibilità di conquistarsi il posto a discapito di Handrè Pollard, uno dei numeri 10 più forti del mondo.
Possiamo amare o detestare questo prototipo di aperture, ma il ritorno in nazionale è oggettivamente un grande traguardo per un giocatore dato troppo presto per finito.