Azzurro, il pomeriggio è troppo azzurro.
E non è l’azzurro delle Azzurre, purtroppo, sbatacchiate da un’Inghilterra indolente e scorbutica, che attende che le energie delle italiane finiscano per radere al suolo l’opposizione con un risultato pesante.
Non è neanche il blu notte dei Sale Sharks, macinati come le olive al frantoio da una squadra massacrante come quella di La Rochelle, mai così perfetta come da quando è arrivato quel Ronan O’Gara cresciuto a Christchurch, almeno da allenatore.
È, invece, il quasi celeste del Leinster a dominare il lunghissimo sabato di rugby appena attraversato, condito dal Sei Nazioni femminile, dalla Champions e dalla Challenge Cup. Capite, però, che non poteva essere quasi celeste l’attacco di questa filippica: avrebbe rovinato la citazione e il sentiment.
La squadra di Dublino ha davvero impressionato contro gli Exeter Chiefs nella partita più bella e importante non solo di questo sabato, ma degli ultimi weekend.
Una partita densa, piena, complicata così come denso e pieno è stato tutto il sabato 10 aprile: lo abbiamo riassunto con il profilo dei 4 giocatori che hanno lasciato l’impronta più importante su questo grigio giorno di pioggia a primavera.
Josh van der Flier
Forse non tutti sanno che Josh van der Flier è irlandese. Nel senso di irish born and bred, non solo di rappresentanza rugbistica. Per colpa di quello strano cognome ereditato dai nonni olandesi, più di uno spettatore lo archivia in memoria come il solito equiparato sudafricano, e invece non è così.
25 anni, 20 passati su un campo da rugby di qualche dimensione, a partire da quello di Wiclow, la piccola cittadina che gli ha dato i natali, ha il Sudafrica come sogno e obiettivo, visto che i British & Irish Lions volano là nel giro di qualche mese.
Un sogno difficile da realizzare, vista l’infinita lista della concorrenza, ma Warren Gatland sarà stato, se non al Sandy Park, quantomeno davanti alla TV sabato pomeriggio per vedere il numero 7 del Leinster distruggere il punto d’incontro della squadra più forte d’Inghilterra, cancellare dal campo il trio Ewers-Vermeulen-Simmonds e interpretare la sua miglior imitazione di Richard Hugh McCaw.
Ci sono volte in cui van der Flier sembra uno dei migliori flanker in Europa, altre in cui non riesce a imporre la sua travolgente fisicità come ha fatto sabato. Dare continuità alle sue performances sembra essere il suo tallone d’Achille. Lo aspettiamo al varco, sperando di vederlo ancora così, ché è uno spettacolo.
In questo video del 2016, anno di esordio al Sei Nazioni, Josh ci spiega come si pronuncia van der Flier, tra le altre cose
Beibhinn Parsons
Compirà 20 anni il prossimo 30 novembre il più impressionante talento che il rugby irlandese abbia mai avuto: Beibhinn Parsons da Ballinasloe, una delle più grosse cittadine (ben 6mila abitanti!) della contea di Galway, nel cuore dell’Irlanda.
Parsons si è manifestata sul palcoscenico del rugby internazionale con la forza di un uragano: nel novembre 2018 ha esordito in nazionale maggiore all’età di 16 (!) anni in un test match contro gli Stati Uniti, dimostrando immediatamente le sue caratteristiche distintive di esplosività, potenza e velocità.
Nei successivi 8 caps per la nazionale irlandese, Parsons ha messo insieme 5 mete, due delle quali segnate al Galles sabato scorso, dove ha dimostrato di essere un’atleta semplicemente di un altro livello rispetto alle altre con cui ha condiviso il campo.
Al decimo dell’incontro d’esordio del Sei Nazioni 2021, Parsons ha ricevuto il primo pallone del match sulla corsia di sinistra ed ha potuto liberare tutti i propri cavalli, seminando la diretta avversaria e scrollandosi di dosso l’estremo avversario, prima di cambiare direzione verso l’interno per andare a segnare sotto i pali.
In quel momento è stato certificato: Beibhinn Parsons è un’altra cosa, aspettatevi altre vittime. A partire dalla Francia, contro cui l’Irlanda si gioca la possibilità di andare in finale contro l’Inghilterra, nel match più atteso finora di questo Sei Nazioni 2021.
Beibhinn Parsons is as real as it gets 🔥🔥🔥pic.twitter.com/rcSWtfaq1G
— Pat McCarry (@patmccarry) April 10, 2021
Di che cosa stiamo parlando
Dave Ewers
È difficile, da Tiger King in poi, farsi notare per un brutto taglio di capelli, in particolare nel mondo del rugby dove sembra essere una specie di concorso al taglio più eccentrico e inguardabile (peccato che Andrew Porter abbia giocato con il caschetto, avrei voluto vedere se gli donava il decolorato che sembrava avere sotto).
Dave Ewers ne batte parecchi di questi sgallettati, perché il suo taglio ‘lungo dietro’ è particolarmente orribile, tuttavia non ci ricorderemo di lui per questo, ma per la migliore performance perdente di questo lungo sabato di rugby.
Per Exeter, Ewers è il ragazzone muscoloso che fa tutto il lavoro sporco lasciando agli altri due, Simmonds e Vermeulen, la libertà di brillare.
Si tratta dell’essere umano più simile che esista, in questo universo parallelo, a La Cosa dei Fantastici Quattro: un metro e novantatré per oltre centoventi chili, nato in Zimbabwe trent’anni fa, Ewers è cresciuto insieme agli Exeter Chiefs, con cui gioca dal 2010. È arrivato ai margini della nazionale inglese, ha giocato per i Saxons, è costantemente eccellente per il suo club con un minutaggio impressionante.
Nel primo tempo del quarto di finale fra Leinster ed Exeter, Ewers è stato dovunque, distribuendo cariche devastanti a un ritmo forsennato e rovesciando il proprio ben abbondante quintale di muscoli addosso agli avversari, come nella botta devastante rifilata a Johnny Sexton.
Col passare dei minuti il suo impatto sulla partita è scemato, consumato dalla sua stessa fiamma ardimentosa mentre Exeter annaspava alla ricerca di qualcuno che riuscisse ad avanzare contro l’ermetica difesa dublinese. Tuttavia giù il cappello per la magnitudine della sua prestazione.
Paese interessante lo Zimbabwe, eccezionale esportatore di talenti rugbistici. Sono nati in Zimbabwe, tra gli altri: David Pocock, Tendai Mtawarira, David Denton, Sebastian Negri, Takudzwa Ngwenya
Victor Vito
Nel 2016 Victor Vito, ex stella della Nuova Zelanda sevens, ex capitano della nazionale union under 19, due volte campione del mondo con gli All Blacks, lascia il paese natale per trasferirsi in Francia, sulle sponde dell’Atlantico, in un piccolo club che con tutte le sue forze lotta per rimanere nella massima divisione dopo essere stato promosso dalla ProD2 due anni prima.
È l’inizio della rivoluzione jaune-et-noir: il 27 giugno 2016 il club cambia il proprio nome, il proprio logo e presenta il piano di sviluppo Scrivere la nostra storia 2020. Nel giro di poco tempo La Rochelle passa da cenerentola a grande potenza del Top 14: semifinalista nel 2017 e nel 2019, finalista di Challenge Cup sempre nel 2019, i francesi stanno vivendo una nuova grande annata sotto l’impulso del nuovo head coach Ronan O’Gara. Sono secondi in campionato e qualificati alle semifinali di Champions Cup, miglior risultato della loro storia in Europa.
Il numero 8 neozelandese, un unsung hero per definizione, giocatore carismatico e di classe ma spesso troppo poco celebrato continua a essere da cinque anni la pietra angolare della squadra.
Proviamo a rimediare alla mancanza di eulogie in suo onore con questo omaggio per la sua partita contro i Sale Sharks, in cui La Rochelle ha letteralmente distrutto gli inglesi.
Tutto si condensa in un solo momento: quello in cui Ihaia West mette per aria un calcio-passaggio che Vito raccoglie con eleganza di cigno. Succede tutto in un flessuoso battibaleno: step interno a battere il primo avversario e offload assorbendo il contatto del secondo per mandare in meta Gregory Alldritt.
Semplice, elegante, perfetto: Victor Vito.
Victor Vito👑pic.twitter.com/1FNA8reTzp
— Periodismo Rugby (@Perrugby) April 10, 2021