La consueta giostra dei Top e dei Flop del rugby Nazionale & Mondiale. Ecco chi ci ha entusiasmato e chi ci ha deluso questa settimana.
TOP
JONNY MAY: sui 246 placcaggi messi a referto dall’Inghilterra si è detto di tutto. Sulla costante qualità di Jonny May al contrario si parla troppo poco. Le due mete che hanno steso l’Irlanda, che per inciso sono due pezzi di bravura d’alta scuola, evidenziano ancora una volta che May è un giocatore imprescindibile per gli equilibri di Eddie Jones. Highlights Inghilterra vs Irlanda
CALLUM SHEEDY: il Parc y Scarlets deserto sommato alla pochezza dei georgiani non faceva presagire una giornata memorabile per il rugby gallese. A illuminare parzialmente un grigio sabato di novembre ci ha pensato il n.10 del Bristol. Frizzante, rapido e intraprendente. C’era bisogno di vedere un’apertura diversa rispetto all’opaco Dan Biggar delle ultime uscite e Sheedy non ha deluso le aspettative. Highlights Galles vs Georgia
BEKA GORGADZE: La Georgia in attacco è gradevole come un Gin Tonic senza limone. L’incapacità di creare una manovra offensiva senza prima essere inciampati in zolle di fantasia o buche inesistenti è stata mitigata dalle percussioni del n.8 in forza al Bordeaux. Nel ricambio generazionale dei Lelos si temeva di non trovare un nuovo Gorgodzilla, invece un altro caterpillar ricoperto di carta vetrata è pronto a fare strada.
Mattia Bellini ha un ricordo nitido di lui.
LEINSTER: i Dubliners ormai giocano un campionato a parte. L’ultima sconfitta a referto è del 27 aprile 2019, 13 a 14 contro Ulster. Una debacle ininfluente perché poi sarebbe arrivata la vittoria finale del PRO 14 ai danni di Glasgow. La stagione seguente va in bacheca un altro campionato condotto da protagonisti, per giunta senza mai perdere. Gli uomini di Cullen stanno dominando anche la stagione 2020/21: 7 partite e 7 vittorie. Nonostante la rotazione costante dei giocatori Leinster non perde mai la calma e gira a suo favore anche i match più intricati. Fenomenali.
Harry Byrne, terza apertura di Leinster. Cambiano gli attori in campo, la qualità rimane invariata. 👇
VIRIMI VAKATAWA: Galthiè gli ha conferito una fiducia incondizionata fin dall’inzio del suo mandato. A ragione verrebbe da dire, perché il centro del Racing 92 non è stato solo il migliore in campo nella sfida di Murrayfield. Anzi, ormai va considerato come un giocatore affidabile a 360 gradi. Quando poi riesce a esplodere la miscela fra competenze tecniche e doti naturali, fermarlo diventa impresa difficile per qualsiasi difesa. Highlights Scozia vs Francia
FLOP
MIKE CATT: l’Irlanda è stata sovrastata fisicamente dall’Inghilterra. Su questo non vi è dubbio. Va anche detto che i verdi hanno messo in campo il proverbiale fighting spirit, purtroppo non riuscendo a imporsi in nessuna fase del gioco. Le lacune più evidenti però arrivano dal reparto dei trequarti e l’indiziato numero 1 è l’ex coach dell’Italia. La struttura di gioco irlandese appare monotona e ancora molto legata ai dettami di Joe Schmidt. Movimenti d’attacco recitati a memoria che possono funzionare contro le nazionali più in basso nel ranking, ma non possono far male ai top team del rugby mondiale. Urge una rapida uscita dalla comfort zone.
FRANCHIGIE ITALIANE: Su un totale di 12 partite giocate sono arrivate 11 sconfitte e 1 vittoria risicata. Qui la situazione è grave perché non sembra essere reversibile. Possiamo dare tutte le attenuanti del caso: formazione rimaneggiata, giocatori fuori ruolo, infortuni, ma vale la pena ricordare che anche le altre squadre del PRO 14 sono falcidiate dalle assenze. Le Zebre soffrono un gap fisico e tecnico così evidente che a volte viene da chiedersi se abbia senso competere a questo livello. La Benetton da parte sua tiene botta in termini di fisicità, ma commette una quota di errori di handling inammissibile. Oltre a evidenziare una endemica incapacità nel gestire i momenti focali del match. Un deficit di mentalità che in sostanza è costato almeno 3 sconfitte su 5. Così è davvero dura, per loro e per tutto il movimento italiano.
NIGEL OWENS: fermi tutti! Le polemiche arbitrali sono piuttosto noiose e non intendiamo cavalcarle. Va anche detto che il fallo fischiato a Quinn Roux durante Inghilterra vs Irlanda è a dir poco controverso. Insomma, siamo a giocare a rugby e bisogna che la classe arbitrale coordinata da World Rugby si metta in testa che non può vivisezionare ogni momento della partita alla ricerca del colpo proibito. A volte si confonde un gesto scomposto con un fallo. E questo rischia di inficiare la bellezza, a volte bruta, del nostro sport.
STUART HOGG: prova incolore del capitano scozzese. Quel penaltouch calciato direttamente a fondo campo all’ottantesimo minuto grida vendetta. Hoggy, what happen?
EDDIE JONES: si avete letto bene. Il coach che ha vinto il Sei Nazioni e che ha buone probabilità di vincere la Autumn Nations Cup finisce fra i flop. È impossibile non dargli un simbolico buffetto dal momento in cui continua ad ignorare quel fenomeno di Sam Simmonds.
Sam Simmonds could well end up starting for the Lions and not get picked for England!
— Jamie Roberts (@Jamiehuwroberts) November 20, 2020