Il borsino del Sei Nazioni vol.3

Qualche spunto dal week end di Sei Nazioni. Un sali scendi che si esprime seguendo fedelmente i risultati della terza giornata.

TOP

La classe operaia che si esalta. Dupont ispira, Ntamack finalizza, Bouthier sorprende, Galthiè organizza. La chiave del successo francese a Cardiff però  è tutta lì, nel cuore della classe operaia incarnata specialmente da seconde e terze linee. Ollivon e Willemse monumentali.

Stuart Hogg, la spina nel fianco. Negli ultimi sette anni (andiamo a memoria, perdonateci) cioè a partire dalla memorabile meta di intercetto in Scozia vs Italia del 2013, ogni volta che la nostra nazionale ha affrontato la Scozia è stata sempre messa in crisi nera dalle accelerazioni di Stuart Hogg. A Roma non ha fatto sconti, ricordandoci che non bastano due errori di handling per valutare un campione di razza purissima come l’estremo degli Exeter Chiefs.

Ortodossia inglese. Eddie Jones nella settimana di avvicinamento alla partita con l’Irlanda ha parlato poco e le conseguenze positive si sono viste subito. Gli inglesi hanno giocato da inglesi. Pochi fronzoli, tanta fisicità, tanta accuratezza nell’esecuzione, a partire dai gesti più semplici come passare, spingere, ricevere, correre. Non è un caso che Lawes, il giocatore più “oscuro” di un pacchetto straripante, sia stato eletto man of the match.

Giovanni Licata. Nel grigiore dell’Olimpico fra i pochi lampi di luce ci sono le percussioni del numero 8 siciliano. Ha peculiarità che lo rendono una valida alternativa a Steyn in posizione di terza linea centro, così che il sudafricano possa essere utilizzato con il più naturale numero 6. E’ il momento di provarlo dall’inizio.

FLOP

Wayne Pivac & Dan Biggar. Non tanto per la sconfitta. Il Galles ha perso due partite di fila ma non è una squadra in crisi. Quanto per l’atteggiamento nei confronti dell’arbitro. Pivac con più eleganza ne ha parlato dopo il match, mentre Biggar è stato il leader indiscusso della lamentela durante la gara. E’ vero , Carley non ha arbitrato benissimo, ma la questione è da distribuire equamente sia per il Galles che per la Francia. E il piagnisteo non fa mai onore a nessuno.

Ecco, Dan. Sei stato un po’ fastidioso.

Sexton & Allan. Non è stato un week end da aperture. “Poor performance” per il feticcio degli irlandesi e caduta libera nell’anonimato per il nostro regista principale. Per il bene di entrambe le loro squadre devono rialzare subito la testa e soprattutto le percentuali. Se poi Jonny Sexton lo fa una settimana dopo il match di Dublino è anche meglio.

Italia. Le sconfitte consecutive nel Sei Nazioni sono 25. Che possiamo dire di più rispetto a tutto quello che viene scritto sulla nostra nazionale? Solo che il Sei Nazioni è un torneo ciclico in cui periodicamente la leadership del gioco e dei risultati passa dalle mani di Inghilterra, Francia, Galles e Irlanda. Non da quelle della Scozia ne da quelle dell’Italia. Gli scozzesi almeno si sono conquistati la speranza di poter competere. Per noi inizia a scarseggiare anche quella.

Andy Farrell lo scettico. Anche a Londra il coach dei verdi ha scelto di affidarsi ai suoi luogotenenti. Però c’è ancora un John Cooney che scalpita e non trova posto. Viene da chiedersi se questa Irlanda non sia veramente arrivata al punto di provare una cerniera mediana in cui il numero 9 di Ulster possa liberamente dare sfogo al suo gioco creativo.