Una settima di pausa ed eccoci qui, pronti al nuovo duello di favella con il Prof degli amici Pirati Ovali.
In questa nuova puntata sono felice di poter parlare di rugby femminile, tema che non tratto spesso e che invece merita un’attenzione degna del livello che le nostre ragazze sono riuscite a raggiungere nel corso degli anni.
Leggi qui il contributo del Prof di Rugby Pirates
E’ difficile non concordare con te, soprattutto quando sottolinei che i risultati di novembre non hanno rispecchiato le attese. In particolar modo il match interno con il Giappone ha lasciato quella sensazione di incompiutezza che solo un pareggio fra squadre di livelli diversi può lasciare. Sia chiaro, il livello più alto era il nostro.
Da questa nota negativa dobbiamo comunque cogliere due elementi positivi. Il primo è che la Federazione ha programmato per il secondo anno consecutivo l’attività autunnale, a conferma che il processo di sviluppo del movimento passa anche e soprattutto dall’organizzazione di eventi internazionali. Detto fra noi, magari sembra un particolare di poco conto, ma per chi segue le vicende del rugby femminile e ne conosce le difficoltà di calendario di sicuro non lo è. Il secondo elemento positivo invece è rappresentato dal piccolo e progressivo cambio di pelle del gruppo azzurro. Il rientro in pianta stabile di Maria Magatti, l’introduzione di volti nuovi come Laura Paganini, Micol Cavina, Francesca Sgorbini, Beatrice Capomaggi, Giulia Cerato (e sicuramente ne dimentico qualcuna) evidenzia che lo staff italiano non ha paura di introdurre nuove giocatrici anche a fronte ad impegni che richiedono una risposta tecnica e mentale pressochè immediata.
E qui parto dalla tua ultima domanda per rispondere agli interrogativi che hanno accompagnato il pareggio con il Giappone.
Non sono troppo preoccupato per la carenza di soluzioni mostrata a L’Aquila. La vera soluzione non sta solo nelle magagne di un game plan più o meno riuscito, anzi, la risposta è racchiusa nella perseveranza del lavoro che va avanti senza sosta da 10 anni. Una decade fatta tanto di vittorie indimenticabili quanto di sconfitte pesanti da digerire, però sempre con Andrea Di Giandomenico al timone, cioè uno dei migliori allenatori che abbiamo in Italia. Lo dico con cognizione di causa perchè ho avuto il piacere di conoscerlo e di apprezzarne le qualità umane e professionali. Proprio per le sue riconosciute capacità di analisi sono sicuro che le due partite con Giappone ed Inghilterra non saranno digerite come dei semplici bocconi amari, bensì verranno considerate come un ulteriore pezzetto di crescita da inserire nel mosaico che Andrea è capace di tenere insieme per far progredire il gruppo azzurro.
C’è un terzo aspetto da considerare e lo hai anticipato tu. Si Prof, la copertura mediatica è stata un plus senza precedenti. Ne sono felice e riconosco il ruolo fondamentale recitato dai coraggiosi pionieri che per primi hanno aperto la porta alle ragazze di italrugby. Mi viene in mente Lorenzo Cirri con il suo ottimo blog Ladies Rugby Club e anche le prime trasmissioni di Npr (Non Professional Rugby) di Davide Macor e Valerio Amodeo che in barba alle difficoltà di produzione è stato il primo sito web che ha prestato attenzione, qualità e competenza alla trasmissione video del rugby femminile inserendo in palinsesto le partite interne del Sei Nazioni in rosa.
Adesso vado a raffica sulle domande rimaste, cercando di non essere banale e facendo del mio meglio per emulare il magister tecnico di Ohvale, cioè Lorenzo Calamai.
Possibilità di carriera all’estero? Si grazie. Non credo di passare come un detrattore del campionato italiano se penso che il gruppo delle giocatrici èlite dovrebbe confrontarsi costantemente con un livello adeguato alle loro caratteristiche. La mission federale che vuole i tornei interni più equilibrati è valida e va perseguita senza sosta in primis dalla Federazione stessa e poi dai club in seconda battuta. Ad oggi però lo sport di alto livello richiede risorse fisiche e mentali che possono essere esaudite solo passando attraverso una forma di gioco quantomeno professionale. Se non è professionistica ci si può sempre arrivare. Intanto però sapere che un buon numero di atlete nel giro della nazionale è alle prese ogni settimana con partite probanti può essere interpretato solo come un segnale positivo.
Giocatrice preferita? Premesso che la convocazione con le Baa Baas di Silvia Turani è una notizia sensazionale, ti faccio il nome di Beatrice Rigoni di cui apprezzo le capacità tecniche polivalenti che ne fanno un jolly preziosissimo in fase di impostazione del gioco. Si, lei è la mia regina del rugby femminile.
Concludo da dove hai iniziato. Tu sei partito con le coppe europee e io concludo con esse. Sta infatti per iniziare un trittico di partite che vedrà Benetton e Zebre impegnate in un mix di scontri difficili e gare abbordabili. I trevigiani affronteranno nell’ordine Cardiff Blues in casa, Lione in trasferta e Lione in casa. La franchigia di Parma invece Dragons in trasferta, Brive in casa e Brive in trasferta. E’ vero, la tua risposta arriverà più avanti, sicuramente dopo il turno di Guinness Pro 14, ma io la domanda la faccio lo stesso. Riusciranno a raccogliere due vittorie su tre prima di scornarsi nel derby d’Italia? Riusciranno a consegnare a Franco Smith un blocco di giocatori motivato e sereno per preparare al meglio il Sei Nazioni 2020?
Al Prof l’ardua sentenza.