Ci siamo. Anzi, ci siamo quasi. Il Mondiale giapponese sta per alzare il sipario e una nutrita schiera di giornalisti, tifosi ed esperti del settore si diletta giornalmente a fare pronostici e congetture su chi vincerà la Coppa del Mondo. Un gioco a cui non ci stiamo sottraendo nemmeno noi di Ohvale con il podcast Quindici.
Oggi però vogliamo provare a costruire un XV di giocatori emergenti che attraverso la RWC potrebbero raggiungere la definitiva consacrazione internazionale. Un mix di atleti giovanissimi, giovani, e altri semplicemente alla ricerca dell’exploit che può valere una carriera anche a ridosso dei fatidici trent’anni.
Ci siamo permessi di inserire giocatori di vario livello, alcuni forse meno noti, ma potenzialmente molto promettenti. Rispetto al XV dei sogni c’è un po’ meno attenzione alla Nuova Zelanda, ma come potrebbe essere altrimenti? Nella terra dei kiwi a 19 anni puoi tranquillamente già essere il più forte del mondo nel tuo ruolo. Per questo diamo spazio ai comuni mortali.
- Andrew Porter (23 anni Irlanda). Pilone dalle grandi dimensioni fisiche capace di giocare sia a destra che a sinistra. Forte di una marcata attitudine nel gioco aperto sarà verosimilmente il sostituto ideale di Cian Healy dopo la RWC, ma già dalla pool di qualificazione in Giappone potrebbe ritagliarsi spazi importanti.
- Camille Chat (25 anni Francia). L’uomo senza collo, o meglio l’uomo con il collo più grosso del rugby mondiale. Chat è un giocatore in netta ascesa nelle gerarchie di Jacques Brunel. Non perfetto al lancio, si rende però molto visibile grazie alle scorribande palla in mano a tutto campo. La stampa francese da tempo è critica con la leadership di Capitan Guirado, e invoca la titolarità di Chat. Alla RWC parte da secondo con licenza di sorprendere.
- Marco Riccioni (22 anni Italia). Le speranze future della prima linea azzurra passano da lui. Ha personalità da vendere e una carta di identità che lo proietta di diritto fra i prospetti più interessanti del rugby europeo. Ancora qualcosa da migliorare in mischia chiusa, mentre la sua presenza nei breakdown e la buona riuscita difensiva lo rendono già pronto per essere scelto da Conor O’Shea in un XV titolare.
- Tevita Ratuva (24 anni Fiji). Promettente seconda linea del Bordeaux. Ha esordito in nazionale a luglio 2019 durante il secondo match giocato dagli isolani con i Maori All Blacks. Arriva alla RWC con un bagaglio internazionale ancora da costruire, ha dalla sua un profilo fisico adeguato e un corredo tecnico tipico dei giocatori fijiani che lo collocano di diritto fra i giocatori da seguire con la lente di ingrandimento.
- Adam Beard (23 anni Galles). Il Sei Nazioni 2019 ha portato alla ribalta un elemento dei dragoni forse inaspettato. I mezzi fisici del campione c’erano e ci sono tutti. 203 centimetri per 117 kg di peso lo rendono uno dei partner ideali di Alun Wyn Jones. Al Mondiale dovrà comunque fare i conti con la concorrenza di una batteria di seconde linee intercambiabili a disposizione di Gatland. Il futuro Galles di Pivac siamo sicuri che non potrà fare a meno di lui.
- Tom Curry (21 anni Inghilterra). Ok, è prevalentemente un numero 7. Un classico openside flanker. Secondo voi il buon Tom avrebbe dei problemi a giocare fuori ruolo con la quantità e qualità delle skills in suo possesso? La risposta è no. Nessun problema. Il suo impatto sul XV della rosa è stato devastante. I suoi margini di crescita possono portarlo ad essere un top player di livello mondiale nel giro di pochissimo tempo.
- Marcos Kremer (22 anni Argentina). Uno dei golden boys su cui si fonda il piano di sviluppo del rugby argentino. Presenza fissa dei Jaguares e rapidamente titolare nei Pumas incarna il prototipo dell’atleta moderno. Misure da seconda linea, fisico e work rate da terza. Proprio con il numero 7 sulle spalle sa dare il meglio di sè. Una garanzia per coach Ledesma.
- Isi Naisarani (24 anni Australia). La casella numero 8 è un cul de sac da cui gli Wallabies faticano ad uscire. Dopo che Scott Fardy aveva preso le redini del pack durante la RWC 2015 nessuna soluzione sembrava quella giusta per avere equilibrio in terza linea così da lasciare a Pocock e Hooper lo spazio per fare scintille nei loro ruoli abituali. Naisarani, fijiano fresco di equiparazione, è un numero 8 tanto potente quanto valido tecnicamente. Un ariete di cui Cheika aveva bisogno e che potrebbe diventare presto uomo chiave dell’Australia.
- Antoine Dupont (23 anni Francia). Su di lui ci siamo già espressi. Può essere il mediano di mischia più divertente del Mondiale. Furbo, scaltro e veloce. Superato un brutto infortunio al ginocchio è tornato ad essere la pallottola esplosiva che aveva già rubato l’occhio nel 2017.
- Tedo Abzhandadze (20 anni Georgia). il mediano di apertura georgiano è secondo solo a Jordan Petaia nella classifica dei giocatori più giovani della RWC. Una vera gemma fra i ruvidi interpreti della nazionale caucasica. Salito alla ribalta durante la Junior World Cup del 2019 ha tutti i numeri per diventare un numero 10 di caratura internazionale. Mani educate e piede potente hanno convinto i francesi del Brive a scommettere su di lui. Attenzione, ne sentiremo parlare.
- Kenki Fukuoka (Giappone 27 anni). E’ un vero peccato che il folletto giapponese abbia già annunciato il suo ritiro dopo l’Olimpiade del 2020. Impossibile non amare la sua corsa fluida, così come è impossibile difendere efficacemente su di lui negli spazi aperti. Chiedere ai trequarti dell’Italia ricordando il primo test match estivo contro il Giappone del 2018. Dalla freccia dei Panasonic Wild Knights ci aspettiamo grandi cose.
- Jack Goodhue (Nuova Zelanda 24 anni). Tralasciando la pettinatura in stile McGyver è molto difficile trovare dei difetti al centro dei Crusaders. Numero 12 o 13 non fa differenza. Ha tutte le migliori caratteristiche del trequarti moderno e la proverbiale capacità di leggere gli angoli di corsa che solo un All Black può esprimere. Unisce una gestione del gioco al piede molto fine che lo rende ancor più imprevedibile in attacco.
- Semi Radradra ( 27 anni Fiji). Il passaggio dal Rugby League al Rugby Union è tutto tranne che banale. Spesso i campioni del XIII, poco inclini a cambiare il proprio stile di gioco, hanno deluso a XV. Non è il caso di Radradra che da quando è arrivato in Europa è diventato uno dei centri più temibili della scena internazionale. Il mix fra atletismo e istinto isolano potrebbe garantirgli una importante vetrina mondiale.
- Jeff Hassler (28 anni Canada). E’ una scelta poco ortodossa quella di inserire un quasi trentenne fra i possibili emergenti del mondiale? Forse lo è. Hassler però è un giocatore che potrebbe trovare contro Namibia e Italia quegli spazi che ne metterebbero in risalto le notevoli capacità offensive. Nel 2014 durante la sua militanza agli Ospreys fu inserito a ragione nel dream team del Pro 14 e nonostante partecipi alla RWC in un team di seconda fascia ha ancora le cartucce per dimostrare qualcosa.
- Jordan Larmour (22 anni Irlanda). Joe Schmidt non è ancora convinto a pieno delle sue prestazioni. E’ solo questione di tempo, perchè l’ala-estremo del Leinster ha nel DNA quel running rugby che può fare la differenza a ogni latitudine. Deve migliorare sul gioco aereo, ma almeno nella prima parte del mondiale potrebbe trovare spazio sufficiente per farci divertire.
- Elliot Dee (25 anni Galles). Sta maturando sempre di più e potrebbe insidiare Owens nelle scelte dello staff.
- Ellis Genge (24 anni Inghilterra). Forza bruta e rapidità. Resta da capire quanto minutaggio gli sarà concesso.
- Taniela Tupou (23 anni Australia). Se il Tongan Thor mette a punto la tecnica in mischia chiusa saranno dolori per tutti.
- Franco Mostert (28 anni Sudafrica). A livello di club si è già distinto fra i migliori giocatori di Premiership. Ora è il momento di convincere in nazionale.
- Jake Polledri (24 anni Italia). Un caterpillar pronto a portare il pallone, placcare e recuperare senza sosta.
- Herschel Jantjes (23 anni Sudafrica). Siamo così sicuri che Faf De Klerk sia titolare inamovibile?
- Darcy Graham (22 anni Scozia). Impalcatura da essere umano, qualità da funambolo.
- AJ McGinty (29 anni USA). L’apertura delle aquile gioca da regista di gran classe in un team di secondo piano. Solo per questo merita una citazione.