Su al nord

Il novembre internazionale di All Blacks, Springboks, Wallabies e Pumas

“Nell’emisfero nord regnava un autunno brunito; nell’emisfero sud sbocciava la primavera”
– J. A. Michener, Space

Ancora pochi giri della Terra intorno al proprio asse e le squadre più forti dell’emisfero australe saranno pronte a sbarcare nel continente europeo e nelle isole britanniche per dare vita ai tradizionali test match internazionali di novembre, che da qualche anno, quando coinvolgono le squadre del Sei Nazioni, vanno sotto il nome di Autumn Nations Series, mentre per gli australi è lo Spring Tour.

Per tutti gli Anni Dieci di questo strano secolo, Argentina, Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica hanno dominato il Gioco. Se nel 2015 queste furono le quattro squadre finaliste della Rugby World Cup, nel 2011 il sorteggio le fece incontrare tra loro nei quarti di finale, permettendo un tragitto tutto sommato tranquillo alle squadre europee.

Dalla Rugby World Cup 2019 le cose sono progressivamente cambiate. L’egemonia del Sud sul rugby ha perso la sua presa e un nuovo, precario equilibrio di potere si sta delineando. Un equilibrio assai fragile e in continua mutazione, che rende sempre più appetitoso il prossimo confronto mondiale, al tempo stesso alle porte ma ancora così distante.

Dopo le sfide dell’estate, questo nuovo capitolo di sfide internazionali sarà l’ultimo confronto fra i due emisferi prima della coppa del mondo in Francia. Un momento tutto particolare: da un lato l’ultima occasione per sperimentare e mettere alla prova i giocatori per gli staff tecnici, mentre dall’altro urge sempre di più trovare una quadratura del cerchio che permetta di lavorare con un gruppo stabile e definito, che però deve convincere nel corso delle prossime gare, e sullo sfondo la comunque rilevante necessità di ottenere risultati corrispondenti alle aspettative.

All Blacks
Avversari: Galles (5 novembre), Scozia (13 novembre), Inghilterra (19 novembre)
Assenze di rilievo: Folau Fakatava, mediano di mischia; Jack Goodhue, centro; Quinn Tupaea, centro; Joe Moody, pilone; Ethan Blackadder, terza linea; Sam Cane, terza linea; Dane Coles, tallonatore; Will Jordan, ala/estremo.
Ordine del giorno: La vittoria, pur rocambolesca, del Rugby Championship, aveva portato un po’ di entusiasmo nello spogliatoio neozelandese. Numerose le dichiarazioni di giocatori convinti di aver voltato pagina e di aver dato inizio a qualcosa di importante. La pressione su Ian Foster, certo, è ancora lì. L’head coach non ha ancora scacciato i fantasmi che continueranno inevitabilmente ad aleggiare sulle sue spalle fino alla Rugby World Cup, specie dopo la stentata vittoria di Tokyo contro il Giappone lo scorso 29 ottobre. In particolare, poi, se Scott Robertson dichiara pubblicamente di essere pronto a prendersi il lavoro di allenare gli All Blacks. Tante le assenze in rosa, con Will Jordan unico possibile cavallo di ritorno nell’ultima parte del tour se risolverà il problema all’orecchio che lo ha per il momento fermato. Ci si attendeva un avvio migliore al poker di gare che attende i neozelandesi: niente Francia o Irlanda, questa volta, ma una partenza soft contro il Giappone a Tokyo che però si è rivelata più ostica del previsto. La sfida a Cardiff contro un Galles, che non sembrava poter avere nelle corde una vittoria contro gli All Blacks, rappresenta adesso una trappola mortale, specie con una rosa dove la qualità in profondità non è eccezionale come ai bei tempi. La parte finale del tour è quella più difficile e importante: Murrayfield è un campo tosto che sicuramente esigerà il suo prezzo in termini di energie. Se anche gli All Blacks dovessero espugnare Edimburgo, giocare dopo 6 giorni a Twickenham rappresenta una doppietta davvero infernale. La cosa più difficile sarà giocare contro squadre che in questo momento sentono l’odore del sangue e la possibilità di azzannare una preda molto ambita, mettendo in cascina un risultato roboante.
Previsioni: Tre vittorie e una sconfitta, tra Londra ed Edimburgo.

Argentina
Avversari: Inghilterra (6 novembre), Galles (12 novembre), Scozia (19 novembre)
Assenze di rilievo: Guido Petti, seconda linea; Rodrigo Bruni, terza linea; Mayco Vivas, pilone; Joel Sclavi, pilone.
Ordine del giorno: Allargare la rosa e vedere all’opera un piccolo gruppo di giocatori nuovi per completare il ventaglio di possibilità in vista del mondiale. Questo lo scopo delle convocazioni di Michael Cheika, che ha lasciato a casa Juan Imhoff, Agustín Creevy, Facundo Bosch, Santiago Socino, Nicolás Sánchez e Benjamín Urdapilleta, portandosi invece 3 esordienti (Eliseo Morales, Martin Bogado, Franco Molina) e altri atleti alla prova del 9 come Tomas Albornoz, Mateo Carreras (attenzione a questo giocatore, in formissima in Premiership!), Ignacio Ruiz, Pedro Rubiolo. Cheika ha comunque sottolineato che i veterani assenti, come Imhoff, Creevy, Urdapilleta e Sanchez potrebbero rientrare in gruppo nella seconda parte del tour.
Sotto l’aspetto dei risultati, l’obiettivo dei Pumas è portare a casa una vittoria ed essere competitivi al massimo nelle altre gare, giocandosele fino in fondo. Quanto basta per riaccendere i tizzoni ardenti sopiti di un Rugby Championship partito fortissimo e finito in netto calo.
Previsioni: vittoria in Galles e due sconfitte di misura in Inghilterra e Scozia.

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Australia
Avversari: Francia (5 novembre), Italia (12 novembre), Irlanda (19 novembre), Galles (26 novembre)
Principali assenze: Quade Cooper, apertura; Samu Kerevi, centro; Matt Philip, seconda linea; Darcy Swain, seconda linea; Izack Rodda, seconda linea; Rory Arnold, seconda linea; Rob Leota, terza linea; Izaia Perese, ala; Angus Bell, pilone.
Ordine del giorno: La vittoria a Murrayfield con la Scozia di misura ha dato l’esatta misura dei Wallabies, squadra che arriva con le energie in riserva al gran finale della sua stagione. Come questo gruppo usurato, depauperato dagli infortuni (sta diventando un’abitudine, come per il Galles), con diversi giocatori rientranti da acciacchi pesanti, possa arrivare sano e salvo al termine delle cinque partite previste per l’autunno è un mistero. Sicuramente, però, non mollerà mai. Questa Australia non è forse la versione più talentuosa della nazionale dell’altro emisfero, ma è una squadra capace, nella singola gara, di battere qualsiasi avversario. Inevitabilmente destinati a inciampare, i Wallabies potranno però ora contare su qualche giocatore di stanza in Europa per rinforzare la rosa, fra i quali Will Skelton, gigante di La Rochelle, a rinforzare un reparto di seconda linea davvero reso scarno dalle assenze. Senza contare poi sul fondamentale ritorno di Michael Hooper per completare la terza linea.
Previsioni: Durissima andare a vincere a Parigi e Dublino, anche se nel primo caso le due squadre hanno caratteristiche che si abbinano in modo tale che non sarà una gara dal risultato scontato. Vittoria in Italia anche se non larga con un po’ di turnover, chiusura indecifrabile a Cardiff: dopo la beffa dello scorso anno, proveranno a restituire pan per focaccia.

Sudafrica
Avversari: Irlanda (5 novembre), Francia (12 novembre), Italia (19 novembre), Inghilterra (26 novembre)
Principali assenze: Handre Pollard, apertura; Lukhanyo Am, centro.
Ordine del giorno: Un novembre di fuoco per gli Springboks, che in avvio delle Autumn Nations Series affrontano le due squadre che li precedono nel ranking, Irlanda e Francia. Un’occasione unica per definire le gerarchie del rugby mondiale a meno di un anno dalla Rugby World Cup. Il Sudafrica A giocherà contro il Munster e i Bristol Bears per dare spazio a un gruppo di giocatori che può comunque ottenere un posto al mondiale. Dopo un weekend in Italia che permetterà di mettere in campo qualche novità, come il 20enne degli Stormers Sacha Mngomezulu, gran finale contro l’Inghilterra. Lo staff del Sudafrica ha avviato la fase di finalizzazione del grande lavoro fatto in questo ultimo anno e mezzo, dove l’obiettivo di lungo periodo, ovvero il mondiale, è arrivato prima di qualsiasi trofeo o altra competizione. Per instradare il progetto sui giusti binari, però, serve un novembre importante, con risultati roboanti.
Previsioni: Due sconfitte consecutive contro Irlanda e Francia mettono in difficoltà lo staff tecnico, che poi riesce a salvare capra e cavoli chiudendo con una netta affermazione sull’Italia e sull’Inghilterra.