Sono passati 12 anni dall’ingresso delle squadre italiane nell’universo celtico. Oggi, come tutti ben sanno, la Celtic League non esiste più e il campionato sovranazionale che vede protagoniste Zebre e Benetton si chiama United Rugby Championship.
Dopo un primo atto di URC molto positivo in termini di intrattenimento e visibilità, siamo ora alla viglia del calcio di inizio 2022/23, sicuri di assistere a un bello spettacolo.
Dunque è il momento di tuffarsi nella seconda edizione del torneo prendendo in esame proprio le squadre che ci interessano di più: Zebre e Benetton.
Che cosa aspettarsi dalle Zebre
Difficile fare previsioni. Il campionato compresa la finale conta 21 partite, da sommare alle competizioni europeee e al Sei Nazioni, due fattori aggiuntivi che dalle nostre parti incidono non poco sugli equilibri delle rose a disposizione, sulle scelte tecniche da fare ogni settimana, sugli umori dello spogliatoio.
Visto che non possiamo prevedere il futuro, diamo un occhio al recente passato e analizziamo il presente. Partiamo dalle Zebre che hanno concluso la stagione 2021/22 all’ultimo posto con 9 punti provenienti da una vittoria e da 5 punti bonus difensivi maturati nelle restanti 17 sconfitte. Le Zebre in pratica sono state la peggior squadra dello URC 2021/22.
A onore del vero il gruppo guidato da coach Roselli ha finito il campionato in crescendo, ma ha anche perso molti giocatori importanti nel corso dell’estate.
Fuori il puma Eduardo Bello, il fijano Tuivuaka, gli azzurri (o ex azzurri) Lovotti, Bisegni, Mbandà, Fabiani, Giammarioli, Fischetti, Canna, Biondelli, Violi, Stoian, Zilocchi. Solo per citare i giocatori “giornalisticamente” più rinomati. Dentro un gruppone di giovani promesse come Gesi, Mazza, Ruggeri, Ribaldi, Moscardi, Ferrari, Teneggi, Jelic, un ottimo elemento come il n.9 argentino Gonzalo Garcia e un mix di stranieri provenienti da esperienze di buon livello, di cui nessuno veramente protagonista di carriere luccicanti sul palcoscenico internazionale.
La guida tecnica di Roselli è una garanzia. Conosce l’ambiente, sa come formare i giovani e può sfruttare questa occasione professionale per dare una bella accelerata alla sua carriera. Però servono anche punti e vittorie. Quei successi che troppo spesso vengono dimenticati a favore di una moltitudine di scusanti che, non si sa perchè, diventano tutte lecite quando si parla di Zebre.
Prima di andare avanti nella disamina è bene ricordare che le Zebre sono una squadra professionistica e la bontà del suo lavoro si misura anche nel rapporto tra vittorie e sconfitte.
Torniamo alla presentazione.
Se l’entusiasmo delle nuove leve si trasformerà in concretezza, potremmo trovarci di fronte ad una squadra capace di far divertire il pubblico proprio come succedeva con le prime Zebre di Michael Bradley. Le frecce ci sono e portano il nome di Gesi, Garcia, Bruno, Trulla, Pani. Profili creativi, veloci e talvolta opportunisti in fase di marcatura.
Siamo sicuri però che ci siano altrettanti interpreti che queste frecce le sanno innescare? La dipartita di Canna, al netto della sua discontinuità, genera un’incognita in cabina di regia. Il pacchetto di mischia dovrà affidarsi a una prima linea che conta un’età media di 24 anni, a una seconda linea decisamente corta sul piano dei caps internazionali e ad una terza linea discreta che però dovrà ritrovare velocemente le prestazioni dei senatori Meyer e Licata per evitare di conferire troppa responsabilità alle nuove leve.
Sulla linea dei trequarti come detto non manca il fosforo, manca semmai l’esperienza. Ci sono molto atleti italiani che hanno fatto intravedere caratteristiche fisiche e tecniche davvero interessanti, ma risulta difficile fare una proiezione esaustiva visto che i ragazzi ad aver calcato i campi dell’URC (e del fu Pro 14) con regolarità si contano sulle dita di una mano. Tra di essi è necessario riscoprire la verve di Antonio Rizzi e la solidità dei centri Boni, Lucchin, Cronje.
In conclusione, appare verosimile che le Zebre saranno ancora la cenerentola dello United Rugby Championship. Troppa differenza di valore nella rosa a disposizione di Roselli rispetto ai competitor. La rottura tra passato e presente che ha portato a salutare il blocco storico della squadra è un rischio, specialmente nella prima parte del campionato, quella in cui si mette il fieno in cascina per il lungo inverno dei Test Match. Tutti ci auguriamo una riscossa della franchigia federale. Allo stesso tempo è doveroso constatare che le Zebre 2022/23 potrebbero avere un problema di consistenza generale all’interno di un campionato sempre più duro e agguerrito.
Una ipotetica formazione: Rizzoli, Bigi, Neculai, Sisi, Zambonin, Bianchi, Meyer, Licata, Garcia, Eden, Bruno, Boni, Cronje, Gesi, Trulla
Il giocatore da seguire: A Reggio Emilia si è dimostrato di categoria superiore. Gonzalo Garcia è uno di quei mediani che fanno girare la squadra a mille. Pimpante, rapido, velenoso. Adesso tocca a lui far vedere quelle qualità anche in URC.
Il giovane in rampa di lancio: Giacomo Ferrari è approdato alle Zebre dopo aver saltato tutta la seconda parte della stagione internazionale under 20. Terza linea dai grandi mezzi fisici, carismatico e ambizioso. Ha tutto ciò che serve per dare un apporto concreto ad una squadra che ha tremendo bisogno di fisicità in mezzo al campo.
Che cosa aspettarsi dal Benetton Treviso
Nella Marca la situazione è un po’ più stabile.
La stagione 2021/22 a dire il vero non è andata come tutto l’ambiente si aspettava. Tredicesima posizione, 35 punti, 6 vittorie, 1, pareggio 11 sconfitte e la sensazione che dopo un inizio da urlo, la squadra non sia più stata capace di trovare qualità e compattezza nel suo gioco.
Era l’anno zero della gestione Bortolami, ragione per cui, dopo una stagione travagliata dobbiamo guardare al futuro con maggiore ottimismo. Il coach di origine padovana è un ottimo manager delle risorse umane, conosce il rugby a fondo e può portare un reale valore aggiunto a tutto lo staff.
La rosa 2022/23 tutto sommato ricalca quella della scorsa stagione. Gli ingressi sono stati pochi e ben calibrati. L’infornata dei giovani prospetti dell’Accademia, così come per le Zebre, aumenta le opzioni numeriche a disposizione dei tecnici in caso di difficoltà derivanti da infortuni o indisponibilità.
A Treviso quello che serve è un deciso passo avanti in termini di mentalità, possibilmente di continuità. Il gruppo è affamato di successo, e nonostante il pedigree internazionale a sua disposizione, troppo spesso si è trovato a spegnere la luce nei momenti topici delle partite. Ad occhio Treviso non è ancora pronta per i play off, ma può comunque lavorare sodo per sistemare i suoi parametri di competitività nell’arco di tutte e 18 le partite di URC. Essere cinici diventa un prerequisito per fare bene, così le sconfitte casalinghe con Ospreys e Connacht o il pareggio esterno coi Dragons, non sono più tollerabili se si vuole crescere una volta per tutte. Quel tipo di gare deve trasformarsi brutalmente in vittorie.
Tornando alla composizione della rosa, come detto sopra, a fronte di perdite importanti come Braley, Herbst, Morisi, Sperandio, sono arrivati giocatori almeno sulla carta altrettanto importanti. L’ex internazionale scozzese Hidalgo Clyne, il gigante neozelandese Scrafton, il figliol prodigo Zanon, l’ala fijana Ratave sono gli ingressi probabilmente più roboanti. E poi Marcus Watson dai Wasps ed Henry Stowers dai Moana Pasifika. A chiudere la cerchia degli stranieri è arrivato anche il puma Ignacio Mendy, un acquisto notificato contestualmente alla risoluzione del contratto di Monty Ioane.
Capitolo Montanna. Purtroppo la perdita del trequarti ala australiano è pesante, inutile girarci intorno. Va riconosciuto alla dirigenza un piccolo merito: quello di aver tenuto il punto. È vero che la squadra ha perso una stella di livello internazionale, ma è altrettanto vero che la crescita del club passa anche da una gestione rigorosa ed equa del suo parco giocatori.
Cosa può fare di più questa Benetton per stare nella parte alta della classifica?
Intanto sistemare il pacchetto. La mischia chiusa ha la responsabilità di progredire Troppo spesso la prima linea biancoverde ha sofferto i dirimpettai. E se consideriamo che il reparto conta di una decina di giocatori internazionali piuttosto forti (compresi i Pumas Chaparro e Gallo), diventa necessario dare una svolta, affidarsi ai propri piloni e tallonatori per avere più qualità nelle fasi di conquista. Le premesse viste nel match di precampionato con Edimburgo sono buone.
Poi ci sarebbe quel nodo legato alla cerniera mediana. Le opzioni senza contare i ragazzi aggregati dall’Accademia sono tante: Duvenage, Garbisi, Hidalgo Clyne a n.9, Albornoz, Da Re, Marin a n.10. In più Rhyno Smith e Padovani all’occorrenza anch’essi per una maglia numero 10. La domanda è: quale sarà la coppia di riferimento? Un quesito che non va trascurato, perchè alla lunga le manovre di attacco e il gioco al piede di una squadra di questo livello necessitano di avere punti di riferimento abbastanza fissi. E su questo aspetto, la stagione 21/22 non ha chiarito bene quali siano le gerarchie.
In generale il Treviso di Bortolami può essere considerato come una squadra equilibrata, particolarmente temibile quando potrà contare a pieno regime sul blocco della nazionale italiana e sui suoi giocatori stranieri migliori. Ruvida, forse scorbutica, ma non irresistibile quando schiererà le seconde scelte. Se arrivasse tra le prime 8 sarebbe un successo. Invece se arrivasse sotto la decima posizione sarebbe una mezza delusione.
Una ipotetica formazione: Gallo, Lucchesi, Ferrari, Scrafton, Cannone, Lamaro, Negri, Halafihi, Duvenage, Albornoz, Ratave, Zanon, Brex, Padovani, Smith
Il giocatore da seguire: l’ultimo arrivato Ignacio Mendy è un giocatore molto elusivo e incuriosisce. Ancor prima di lui inseriamo Scott Scrafton, seconda linea imponente con un passato importante in Super Rugby. Potrebbe davvero rappresentare il pilastro di un pacchetto di mischia rinnovato negli stimoli e nell’efficacia.
Il giovane in rampa di lancio: Manuel Zuliani ha tutta la stoffa per sparigliare le carte in terza linea.