Terminata una lunga e ricca finestra estiva, ecco lo stato dell’arte delle principali squadre nazionali del globo. In attesa dei test autunnali le gerarchie del rugby mondiale si fanno più fluide. La contrapposizione tra emisferi appare meno netta, con la doverosa premessa che a distanza di un anno dalla RWC ogni risultato potrebbe voler dire tutto o anche nulla.
Irlanda Voto 9 / Nuova Zelanda Voto 4
Andare in Nuova Zelanda e strappare la vittoria della serie è un’impresa da mettere negli annali. Oltre ad aver vinto due gare su tre, gli uomini di Farrell tornano in patria con un enorme carico di notizie positive. Il primo posto del ranking, la grande confidenza nel piano di gioco, la capacità di imporsi anche psicologicamente su qualsiasi avversario, e poi le prestazioni super di Beirne, O’Mahony, Ryan, Van Der Flier. Ma anche l’impatto dalla panchina dei senatori, la conferma di avere un poker di equiparati fortissimi ed affidabili come Gibson Park, Hansen, Aki e Lowe.
Gli ingredienti per considerare questo tour un successo assoluto ci sono tutti.
E allora perché non il voto massimo? La risposta è semplice: non arriva il 10 solo perchè la squadra è stata costretta dalle circostanze a sperimentare il meno possibile. E in vista della prossima RWC alcuni spot richiedono maggior ricambio per non farsi trovare impreparati ad ogni eventualità.
- Giocatore della serie. Tadhg Beirne. Semplicemente ovunque, semplicemente il migliore.
È quasi impossibile trovare parole di conforto per gli All Blacks. Due sconfitte interne nella terra dei kiwi equivalgono a uno psicodramma nazionale. E stavolta le ragioni per mettere sulla graticola Ian Foster e Sam Cane sono altamente condivisibili. La squadra è priva di personalità, fluttua per 80 minuti in attesa del colpo risolutore e non riesce a imporsi in difesa, dove le lacune sono quasi incomprensibili se rapportate al talento presente nel gruppo.
- Giocatore della serie. Ardie Savea. È sembrato l’unico in possesso di quel furore agonistico che tutti conosciamo quando si parla di All Blacks.
Rugby 🏉 NZ. Headquarters this morning – in Mourning after series loss to Ireland 🇮🇪 #AllBlacks #AllBlacksVsIreland pic.twitter.com/kcvSnpbMIs
— Aus Kiwi Dog (@auskiwidog) July 17, 2022
Francia voto 7 / Giappone voto 6.5
Troppo facile liquidare le due sfide in terra giapponese come ‘interlocutorie’. La truppa di Galthiè è uscita dal confronto con due vittorie, di cui una più robusta e una più risicata.
I blues, opinione personale, non hanno deluso affatto. Sono un cantiere aperto e denso di risorse. Nel secondo test si sono trovati in difficoltà e hanno saputo reagire conquistando la settima vittoria consecutiva di un 2022 senza macchie. La squadra è confidente, lo staff lavora in sinergia, i giocatori di qualità abbondano. E anche in un tour sperimentale sono emersi dei profili molto interessanti quali Mathis Lebel, Yoann Tanga, Thomas Jolmès uniti ai preziosi cavalli di ritorno come Vakatawa, Ollivon, Jalibert. Considerando la qualità dell’avversario e gli obiettivi posti alla partenza, possiamo dire che la Francia ha fatto bingo.
- Giocatore della serie. Damien Penaud. Si conferma marcatore seriale. Un velocista impossibile da escludere per la facilità con cui colpisce.
I Brave Blossoms non sono quelli, magnifici, della RWC 2019. Per fortuna loro non sono nemmeno quelli sbiaditi di fine 2021. Coach Joseph sta lavorando pazientemente su una rosa giovane e adesso può puntare al prossimo appuntamento iridato con la consapevolezza di chi ha per le mani qualcosa di malleabile. Una vittoria con l’Uruguay, due sconfitte con la Francia e lo stile che rimane quello di sempre: attacco armonico, passaggi lunghi e precisi, gesti creativi. Quando nel doppio confronto con la Francia, gli uomini di Galthiè hanno alzato l’intensità, qualche crepa difensiva evidente (soprattutto negli interventi 1 vs 1) si è vista. Tutto sommato però i nipponici se la sono cavata bene, ben orchestrati da una mediana costruita sul 24enne Naoto Saito e il 21enne Lee Seung Sin.
- Giocatore della serie. Tevita Tatafu. Il gigante terza linea di origine tongana ha messo quel pizzico di brutale fisicità che manca storicamente ai giapponesi.
Inghilterra voto 7.5 / Australia voto 6 +
Alla fine dei conti la visita agli antipodi è da considerarsi come un vero e proprio toccasana per Eddie Jones. Escludendo i soliti e noiosissimi riflettori puntati su di lui, possiamo dire che i suoi uomini sono stati a bravi a reagire dopo un primo test difficile. Il successo in inferiorità numerica avrebbe potuto dare linfa vitale agli Wallabies, invece il XV della rosa ha raggruppato i suoi punti cardinali, andando poi a vincere la serie meritatamente. Le note liete arrivano dai leader, ma anche dai nuovi innesti. Genge è stato a tratti devastante, Lawes ha saputo dare sempre l’esempio, Farrell è tornato un fattore determinante. Van Poortvliet ha le carte per diventare un grande giocatore e Arundell ha fatto vedere cosa può fare se messo nelle condizioni di pungere.
- Giocatore della serie: pazzesco l’apporto di Freddie Steward, grande protagonista e sempre più giocatore imprescindibile negli equilibri dell’Inghilterra.
Dalla parte degli Aussies è palpabile una certa delusione. Due sconfitte su tre, perlopiù in casa, non sono un buon viatico per l’imminente Rugby Championship. Dave Rennie sta ricostruendo un’identità che per lungo tempo è mancata. Non è l’Australia raffinata di Gregan e Larkham, e nemmeno quella pazza di Genia e Cooper. È una squadra che riesce comunque a mettere in campo atleti esplosivi e talvolta si trova ad orchestrare manovre di pregevole fattura. Manca di killer instinct nelle situazioni più delicate e forse pecca di esperienza. Però lascia intravedere prospettive stuzzicanti, soprattutto sulla linea dei trequarti e in terza linea, dove Rob Valentini, Michael Cooper e Pete Samu (come impact player) fanno sempre il loro onestissimo lavoro.
- Giocatore della serie. Tom Wright. Il ragazzo ha gambe e faccia tosta per farsi spazio ai massimi livelli.
🔥 Wallaby Tom Wright had this moment of brilliance on Saturday, doing everything he can for his side. #AUSvENG pic.twitter.com/DW7XZdbmBS
— Planet Rugby (@PlanetRugby) July 10, 2022
Sudafrica voto 7 / Galles voto 7.5
I migliori Boks sono quelli del terzo test. Una partita interpretata alla vecchia maniera: dominanza fisica, impatti durissimi, grande solidità nelle fasi di conquista. Certo, a voler trovare un neo, la sconfitta nel secondo incontro non era in programma. Va detto che il Galles è arrivato in Sudafrica da vittima sacrificale e ha poi evidenziato un carattere tutt’altro che remissivo. In ogni caso gli uomini di Nienaber continuano a dimostrare di essere la formazione migliore del mondo quando si tratta di fare quadrato e riappropriarsi del proprio DNA. Ci sono degli innesti che potrebbero rivelarsi preziosi (Hendrikse, Arendse, Thomas Du Toit) e alcuni ritorni vitali in vista del Championship. Sudafrica promosso, con piccola riserva in vista dei più complicati impegni di agosto.
- Uomo della serie: Eben Etzebeth. Festeggia i 100 caps e ricorda al mondo intero qual è l’imprinting del Sudafrica attraverso performance cariche di sostanza.
💯🔥 EBEN ETZEBETH
📸 @WorldRugby pic.twitter.com/IhGoXvJHoP
— ScrumRugby (@ScrumESPN) July 16, 2022
Se togliamo la sconfitta rocambolesca patita dall’Italia, il 2022 dei Dragoni sarebbe da considerarsi molto più rinfrancante di quanto si pensi. Il gruppo allestito da Pivac ha dei chiari deficit in termini di qualità e quantità, però non manca mai quello spirito che ha reso il Galles una squadra leggendaria. La prima vittoria della storia in terra sudafricana basterebbe a delineare i tratti del tour. Un trittico di gare che, è bene non dimenticarlo, partiva con un pronostico decisamente avverso. Invece Capitan Biggar ha saputo farsi carico delle responsabilità, incarnando appieno quella determinatezza che era un po’ mancata sul finire del Sei Nazioni. Notevole l’apporto del flanker dei Leicester Tigers Reffell, buoni i ritorni di North e di un Louis Rees Zammit voglioso di stare in gruppo a pieno regime.
- Giocatore della serie. Gareth Anscombe. In questo caso la scelta va su chi ha orchestrato e piazzato la zampata più iconica nella storia del rugby gallese in terra sudafricana. Piacevole e utilissimo recupero per lo staff di Pivac.
Delighted for Gareth Anscombe! He’s been to hell and back with his knee but he always had huge spuds in the locker and nails this winner! #SAvWAL 👇🏼 pic.twitter.com/D8Mdcgvwor
— Andy Goode (@AndyGoode10) July 9, 2022
Argentina voto 7 / Scozia voto 6.5
Il nuovo corso targato Michael Cheika è iniziato con il piede giusto. Non tanto per il 2 su 3 che ha regalato la serie ai Pumas, quanto per il modo in cui è arrivato il risultato. Una meta allo scadere della terza partita che ha girato la gara in favore dei padroni di casa e ha fatto esplodere di gioia lo stadio di Santiago del Estero, a testimonianza che l’Argentina ha saputo riconciliarsi con l’entusiasmo della gente, trovando gusto e passione nel giocare a rugby come squadra. Tutti elementi che non erano più così evidenti nel 2021, vero e proprio annus horribilis del rugby albiceleste. Cheika non può di certo avere le idee chiare su quella che sarà l’intelaiatura definitiva dei Pumas, ma almeno per questa serie è stato bravo a coinvolgere un nucleo di giocatori di grande esperienza e un altro gruppetto di giovani dalle belle speranze. Particolare attenzione è stata posta sulla leadership all’interno della squadra, un tema che dai tempi di Ledesma è sempre stato dibattuto, soprattutto dopo l’investitura di Montoya. Al termine delle partite con la Scozia appare chiaro che le personalità più forti della squadra siano da ricercare intorno a Marcos Kremer, Guido Petti e Pablo Matera. Senza dimenticare Agustin Creevy, 37 anni e ancora tanta voglia di competere.
- Giocatore della Serie: Gonzalo Bertranou. Il meno atteso, il più frizzante, il più efficace dei suoi.
Mezzo punto in meno dell’Argentina, causato dalla gestione disattenta degli ultimi minuti di gara 3. Se la Scozia avesse vinto la serie non avrebbe rubato nulla. Anzi, nel complesso dei 240 minuti è forse il terzo test quello in cui gli Highlanders hanno giocato meglio. Anche per loro, la trama del tour era semplice: cancellare le ombre di un Sei Nazioni mediocre e proporre nuove soluzioni per allargare il bacino di utilizzo dei giocatori. Ci hanno provato lasciando a casa i big: Stuart Hogg, Finn Russell, Chris Harris. Ci sono anche riusciti dando spazio a tanti nuovi volti, come Ollie Smith, Ewan Ashman, oppure affidandosi a Blair Kinghorn in cabina di regia. Townsend ha optato per una Scozia camaleontica e in sostanza è stato ne è stato ripagato.
- Giocatore della Serie: Rory Darge. Una presenza fissa nei breakdown, bello da vedere quando si esibisce nelle sue corse eleganti in mezzo al campo. Tour giocato alla grande dal terza linea di Glasgow.
The many languages of Rugby. What passion! What a finish! Boffelli sending his Edinburgh teammate to the shops with that cut back in. pic.twitter.com/3IF7w4CSdp
— A-P (@rugby_ap) July 17, 2022
Italia voto 4
Non basta un velato ottimismo in ottica futura ostentato in conferenza stampa dall’entourage federale per dare un giudizio positivo in merito al nostro tour estivo. Il 2 su 3 nel tabellino delle vittorie serve veramente a poco. Forse solo a livello statistico, ma solo quello e nulla più.
Nel primo match con il Portogallo era necessario ampliare il ventaglio di scelte a disposizione di Crowley, condurre le danze, vincere e convincere. Sappiamo tutti come è andata: missione fallita. Dopo un’ora di gioco abbiamo dovuto mettere in campo i carichi pesanti per raggruppare il gioco intorno alla maul e stritolare i lusitani laddove sono praticamente e storicamente indifesi. Bravi noi a evidenziare i nostri punti forti, meno bravi loro a non arginare i propri punti deboli. Quello che rimane indigesto va cercato in molti altri aspetti della gara di Lisbona, lunghi frangenti dove non siamo riusciti a impensierirli e anzi, abbiamo subito l’iniziativa di una squadra coraggiosa, sfiorando una sconfitta imbarazzante.
Poi c’è stato il match con la Romania, una gara descritta da Padovani e compagni come quella ‘della vita’ in cui abbiamo affrontato una squadra parecchio brutta per essere vera. È arrivata una vittoria netta, con qualche zona d’ombra in fase di finalizzazione e un clima di rilassatezza generale che non faceva presagire nulla di buono in vista dell’impegno di Batumi. Contro la Georgia infatti è arrivata puntuale la conferma di uno stato di forma mentale ancora precario. Abbiamo perso perchè siamo stati semplicemente impreparati. E loro, al contrario nostro, sono stati molto più accurati di noi nella preparazione della partita, punendoci severamente nell’esecuzione del piano di gioco.
Il giudizio è negativo, soprattutto se rapportato ai nostri competitor diretti del Sei Nazioni. Siamo lontanissimi da quello standard e dalla feroce mentalità vincente che accompagna ogni prestazione di Irlanda, Inghilterra, Scozia, Galles e Francia. Non regge nemmeno la scusa della poca esperienza. I giocatori che vanno in campo con la nazionale sono i migliori in quel preciso momento e per quei precisi compiti dettati dallo staff tecnico. Se l’obiettivo era fare 3 su 3, molto semplicemente non lo abbiamo centrato. Con buona pace sia dei catastrofisti che dei sempre ottimisti.
- Giocatore della serie. Federico Ruzza. Nel clima di mediocrità generale, garantisce un rendimento adeguato in tutte le partite.
Salviamo questa meta, fatta e confezionata dai nostri avanti.
Georgia, Romania, Portogallo, Uruguay, Figi, Samoa, Tonga.
I Lelos e Os Lobos sono quelli che escono meglio di tutti dalla finestra internazionale. La Georgia ha conquistato la prima vittoria di sempre contro una Tier 1, il Portogallo si è rivelato una spina nel fianco praticamente per chiunque. Uruguay e Romania si sono affrontate in una doppia sfida in terra sudamericana, raggranellando una vittoria a testa. Per i rumeni pesa abbastanza la pesante sconfitta interna con l’Italia, per gli uruguagi quella con il Giappone. Dalle parti del Pacifico sono stati ribaltati gli equilibri ormai classici del rugby isolano: Samoa ha battuto Fiji e Tonga, andandosi a prendere una bella rivincita dopo anni di anonimato.
In ogni caso, il livello delle Tier 2 sembra essere sempre più vicino alla parte bassa del Tier 1. Una zona di grigio popolata, purtroppo, quasi esclusivamente dall’Italia.