Certe esclusioni fanno male, anche a noi tifosi. Ci lambicchiamo, increduli, sul perché quel tale commissario tecnico abbia deciso di portare quel tale esordiente invece di un altro, o perché insista con quella vecchia carriola invece di buttarsi sulla freschezza e la gioventù.
Ci chiediamo perché un movimento ricco e pieno di alternative debba farsi del male non convocando chi va a giocare all’estero, o perché un movimento senza poi così tanto da esprimere debba togliersi quel qualcosa in più che chi milita fuori può dare.
Ci rammarichiamo perché non possiamo vedere quel fenomeno che sarebbe tanto bello vedere, ma ancora non ha completato il periodo di residenza per essere equiparato o in nazionale è chiuso da altrettanti campioni.
Abbiamo compilato una formazione completa, dall’1 al 15, di giocatori che non vedremo durante la prossima Autumn Nations Cup, in base alle convocazioni delle otto squadre partecipanti. Non sono stati considerati giocatori pur importanti, che ci rammarichiamo di non vedere all’opera, ma che sono stati esclusi a causa di infortunio, come Manu Tuilagi, ad esempio.
15. Simon Zebo – Irlanda
Il discorso sembra lungo ma è breve: uno dei migliori giocatori al mondo nella sua posizione, che dimostra in maniera continuativa le sue qualità al Racing 92, non viene convocato da una squadra che ha delle lacune nel suo ruolo a causa di alcuni infortuni. L’Irlanda non convoca giocatori militanti all’estero, è una regola non scritta ma in vigore. Del tema abbiamo già trattato, c’è solo da aggiungere: sarebbe stato bello rivedere il sederone di Zebo debordare sui campi di tutta Europa.
14. Taqele Naiyaravoro – Fiji
Dalle parti di Roma hanno tirato un sospiro di sollievo quando l’ala dei Northampton Saints, 132 chilogrammi montati su 195 centimetri, è rimasto escluso dalle convocazioni di Vern Cotter. E’ più o meno come avere a che fare con una Vespa 125: il peso è quello e la velocità, beh, poco ci manca. Certo, nel frattempo c’è da aver a che fare con Josua Tuisova e compagnia, e non sarà facile. Intanto però ci siamo liberati, è proprio il caso di dirlo, di un peso.
13. Sofiane Guitoune – Francia
Difficile riuscire a competere con l’attuale stato di forma di Virimi Vakatawa per la maglia numero 13 della Francia, ma il secondo centro di Tolosa avrebbe quantomeno potuto sperare di essere incluso nel gruppo dei 31, dove sono rientrati Arthur Vincent e Olivier Klemenczak. Guitoune è tornato sui livelli che gli avevano consentito un provvisorio ritorno in nazionale francese nell’anno della vittoria del campionato (2018/2019) con tutti i suoi cavalli di potenza in mezzo al campo.
12. Samu Kerevi – Australia
Sembra passato un secolo dalla Rugby World Cup 2019, ma di rugby giocato, per questioni note, se n’è visto relativamente poco. Un anno fa Samu Kerevi era un punto fermo della nazionale australiana, leader dentro e fuori dal campo dei Wallabies allenati da Michael Cheika. Un giocatore al contempo molto fisico ma anche tecnicamente completo, che dopo la RWC ha preferito lasciare l’Australia e trasferirsi in Giappone, abdicando così alla maglia numero 12. Un peccato, perché sarebbe stato interessante capire le scelte di Dave Rennie avendo un giocatore così forte a disposizione, quando però le sue scelte in termini di filosofia di gioco sono andate in un’altra direzione, affiancando Matt Toomua come playmaker e piede tattico aggiuntivo alla nuova apertura James O’Connor.
11. Liam Williams – Galles
Wayne Pivac ha mandato a casa il nostro cowboy. Una scelta totalmente comprensibile e sensata visto lo stato di forma dell’utility back ex Saracens, appena tornato agli Scarlets. La partita che lo ha visto protagonista nel weekend, infatti, è stata quella fra la sua franchigia e il Benetton, dove non ha peraltro particolarmente brillato. Lui si è detto felice di poter recuperare la forma migliore con calma, senza pressioni per tornare subito al palcoscenico internazionale. Noi, da suoi grandi estimatori, condividiamo, ma al contempo ci rammarichiamo.
10. Marcus Smith – Inghilterra
La maggior parte dei media inglesi che si occupano della nostra raffinata materia sono in questo momento scandalizzati dalla scelta di non convocare in nazionale il 23enne Joe Simmonds, nocchiere degli Exeter Chiefs campioni di tutto quello che c’era da vincere in stagione. Il fratello minore di Sam era un candidato per essere rappresentato in questa speciale selezione, ma a volte il valore assoluto di un giocatore viene ridimensionato, in positivo o in negativo, dal suo ruolo all’interno di una squadra. Marcus Smith degli Harlequins è un giocatore che ha messo insieme numeri pazzeschi, in tutti i sensi: classe 1999, ha all’attivo 62 presenze in Premiership e 18 nelle coppe europee, avendo già figurato in entrambe; ha segnato 715 punti in carriera; ha segnato quella che è stata giudicata la meta più bella dell’anno del campionato inglese. Eppure è stato superato nelle gerarchie di Eddie Jones da Jacob Umaga. Ci sta, anche il 10 dei Wasps è un fenomeno, ma vedere Smith sul palcoscenico internazionale dopo il suo debutto da man of the match, senza cap, contro i Barbarians nel 2019 è un piacere al quale non vogliamo rinunciare.
9. Teddy Iribaren – Francia
Ah, ma quelli di Ohvale hanno proprio una fissa per quel 9 del Racing. Beccati. Due fatti di partenza: primo, Iribaren ha sabotato la finale di Champions Cup della sua squadra; secondo, in Francia è davvero dura trovare spazio con l’alieno Dupont e il raffinato Serin a farla totalmente e giustamente da padroni per quanto riguarda la maglia numero 9. Tuttavia la Francia è l’unica squadra ad aver convocato solamente due mediani di mischia all’interno della lista dei 31, e per quanto fatto nel corso dell’ultima stagione da Iribaren, forse sarebbe giusto tributargli quella opportunità con la maglia del XV de France che non ha mai avuto. E che forse non avrà mai: “Teddy Iribaren è un giocatore che conosco bene – ha dichiarato Fabien Galthié lo scorso gennaio, dopo aver pubblicato una lista di 90 nomi di interesse nazionale nel quale non c’era posto per il 9 dei ciel-et-blancs – Quando allenavo a Montpellier sono andato a cercarlo a Tarbes in ProD2, era stato appena eletto miglior giocatore del campionato. Fa parte della lista? No, ad oggi non lo seguiamo. La cosa non ha a che vedere con la sua età”. Male Fabien. Male.
8. Sam Simmonds – Inghilterra
Miglior giocatore europeo dell’anno. 10 mete in Premiership (il capocannoniere ne ha segnate 11), 9 in Champions Cup. Vincitore di entrambi i trofei. E anche stavolta escluso da Eddie Jones. Nella lista dei convocati dell’head coach della Rosa ci sono nomi che impallidiscono di fronte a quello del maggiore dei fratelli di Exeter, come ad esempio quello dell’onesto ma non trascendentale Lewis Ludlam dei Northampton Saints. E se anche Jones volesse a disposizione, per bilanciare il suo reparto di terza linea, faticatori come quest’ultimo, pronti a fare solamente il lavoro sporco partecipando ad ogni singolo punto d’incontro e passando gli ottanta minuti a rimuovere avversari dai dintorni del portatore del pallone, le ragioni per lasciare ancora una volta a casa Simmonds non sussistono.
7. Lachlan Boshier – Nuova Zelanda
Gli All Blacks hanno una caratteristica persistente. Ok, non è semplicemente continuare ad essere una squadra di fenomeni, ma più nello specifico essere la miglior squadra al mondo nell’attaccare dai palloni di recupero. E allora perché lasciare fuori il miglior recuperatore di palloni dell’ultimo Super Rugby, che per l’appunto nel frattempo ha anche dimostrato un invidiabile fiuto per la meta? Lachlan Boshier ha oscurato Sam Cane in maglia Chiefs per tutta la stagione, e anche se la scelta di dare la casacca numero 6 a Shannon Frizell può essere condivisa per ragioni di bilanciamento delle caratteristiche dei giocatori in campo, l’assenza del fulvo flanker dalla lista dei convocati di Foster è una delusione.
6. Ben Earl – Inghilterra
Prendete tutto quello che avete letto poco fa su Sam Simmonds, in particolare la parte su Lewis Ludlam, e riportatela in questo paragrafo dove si parla di Ben Earl, l’ex Saracens in prestito a Bristol. Un giocatore che continua a crescere e che sorprende sia stato lasciato fuori dalle scelte di Eddie Jones. Un ball carrier potente, esplosivo e rapido, che segna tantissimo (11 mete in Premiership, miglior marcatore con Ollie Thorley), ma anche un ottimo placcatore e un rubapalloni. Earl assomiglia per caratteristiche a Simmonds, ma anche a Tom Curry: una terza linea a metà fra un classico numero 7 e un altrettanto classico numero 8. La concorrenza, a essere onesti con Eddie, c’è e il dovere di fare una scelta altrettanto. Sarebbe però stato bello vedere un giocatore così chiaramente forte tornare a giocare con la maglia dell’Inghilterra
5. Federico Ruzza – Italia
Non accade spesso che ci si trovi a dibattere sull’esclusione di un giocatore italiano. Spesso la profondità della selezione azzurra è così limitata che le scelte sono scarsamente discutibili. Questa volta non è così: Federico Ruzza in questo momento è un giocatore a cui l’Italia fa davvero fatica a rinunciare, soprattutto per la sua crescita come leader della rimessa laterale in quel di Treviso. Già la qualità dei possessi da touche della nostra nazionale non è eccelsa, togliendo anche un jumper puro, le possibilità di portare a casa palloni di qualità si abbassano, tanto che gli Azzurri si sono affidati alla rimessa corte sul mediano di mischia schierato primo uomo in un frangente del match di sabato. Per capire le ragioni dell’esclusione di Ruzza da parte dello staff, rimandiamo a un’intervista di Dean Budd di qualche tempo fa. Il neozelandese ricorda i suoi primi tempi in biancoverde, sotto Franco Smith, raccontando di essersi trovato in difficoltà appena arrivato. Il sudafricano vuole seconde linee fisicamente potenti, in grado di “passare sopra agli avversari”, dice Budd, che ai tempi era al limite dei 100 chili di peso e faceva invece del gioco di movimento ad ampio raggio la sua arma migliore. Un po’ come Federico Ruzza, le cui qualità si esprimono al meglio quando si apre un po’ di spazio e può far valere le sue skills dopo il contatto.
4. Tevita Cavubati – Fiji
Non perché è soprannominato Tex ma non ha mai letto un albo della Sergio Bonelli. Non per la sua linea di vestiti, la Suvababy Clothing, che ha in catalogo 4 prodotti, due cappelli e due canottiere. E’ per il suo granitico modo di giocare, per essere l’anello di congiunzione fra il figianismo puro alla Nakarawa e una solidità più europea. Tex Cavubati non farà parte del gruppo di Vern Cotter principalmente a causa della sua età: a 33 anni il seconda linea non rientra più nei progetti della nazionale figiana per il futuro, e l’head coach gli ha preferito il più talentuoso e succitato Leone Nakarawa per fare da chioccia a un gruppo di seconde linee che coniuga qualità (il bordelais Tevita Ratuva) a giovani speranze (Temo Mayanavanua e Chris Minimbi, 23 e 20 anni).
3. Beka Gigashvili – Georgia
In una Georgia in calo, senza minuti nelle gambe, con un movimento che ha raggiunto un plateau di crescita di difficile inversione, avrebbe fatto comodo il giocatore georgiano più in forma del momento, il pilone di Tolone Gigashvili, paradigmatico e fortissimo esponente della scuola di prime linee di Tbilisi. Ventotto anni, poco meno di un metro e ottanta, ottimo in mischia chiusa e sufficientemente ruvido in giro per il campo, Gigashvili è una discreta opzione come portatore di palla, che incrementerebbe il suo lavoro nel contesto georgiano, portando anche un po’ di esperienza in più. Sfortunatamente, almeno per il momento, il club rossonero non sembra dargli opportunità di partecipare alla Autumn Nations Cup.
2. Agustin Creevy – Argentina
Mario, io ti capisco. Lo so che bisogna far spazio ai giovani, che il domani non aspetta. Ma guardiamoci in faccia: i giocatori militanti in Argentina dei tuoi Pumas non mettono piede in campo da sette mesi e si apprestano ad affrontare un torneo contro quei diavoli di All Blacks e la migliore Australia degli ultimi quattro anni. Avrai bisogno di gente che ha nelle gambe minuti e che ha tonnellate di esperienza a disposizione. Se vuoi, metti pure in campo quell’eterno sopravvalutato di Julian Montoya, anche se mi par buono solo per farmi la panchina. Ma ti prego di riconsiderare la tua posizione sulla mia presenza in gruppo: hai bisogno di me.
Con immutata stima,
Agustìn
1. Jefferson Poirot – Francia
L’assassinio non è sull’Orient Express, ma il colpevole è senza dubbio Fabien Galthié. Il pilone di Bordeaux ha 27 anni ed è stato costantemente uno dei migliori con la maglia numero 1 della Francia nel corse degli ultimi anni. Alla Rugby World Cup è stato il vice di Guilhem Guirado, un leader dentro e fuori dal campo. Forse è proprio questo il motivo per cui, nella grande rivoluzione galthieiana, non c’è più posto per lui nello spogliatoio dei transalpini. Raccontateci quello che volete di Cyril Baille e Jean-Baptiste Gros, ma non diteci che oggi sono giocatori migliori di Jefferson Poirot.
Bonus tracks
Pita Ahki, WP Nel, Sekou Macalou, Ben Spencer, Mark Wilson, Joe Simmonds, Sebastien Bezy, Eddie Ben Arous