Uno dei limiti del rugby italiano è rappresentato dall’ultimo gradino della formazione di un giocatore. Usciti dall’Accademia Nazionale e/o dalla nazionale under 20, i giovani prospetti del nostro movimento hanno spesso un momento di appiattimento della loro curva di apprendimento concomitante con il passaggio nel massimo campionato domestico, l’attuale Top12.
In Scozia, per ovviare a questo tipo di problema e per coltivare anche quei talenti che rientrano nell’insieme dei late bloomers, quei giocatori che raggiungono il proprio massimo sviluppo più lentamente, hanno creato il Super Six, un nuovo campionato semiprofessionistico a metà tra la Premiership scozzese e il Pro14. La stagione 2019/2020 ha visto il debutto di questa nuova competizione ristretta, mirata ad alzare il livello medio per consentire ai giocatori di svilupparsi in una competizione che li renda pronti al salto nella lega celtica.
Ne abbiamo parlato nella ventinovesima puntata di Quindici – un podcast ohvale con Matteo Mangiarotti, Pietro Ceccarelli e Umberto Casellato.
Matteo Mangiarotti vive da otto anni in Scozia, ha collaborato con OnRugby ed è la penna dietro Alba Ovale, un blog in italiano dedicato al mondo del rugby scozzese.
Pietro Ceccarelli in Scozia invece ci ha giocato fino al termine di questa stagione, passando due stagioni ad Edimburgo che gli sono valse anche il ritorno nel gruppo allargato della nazionale italiana lo scorso marzo. Dalla prossima stagione tornerà in Francia, a Brive.
Umberto Casellato è l’head coach del Rovigo, la formazione che ha chiuso nettamente in testa la stagione parziale che si è potuta disputare del campionato di Top12. Nel massimo campionato italiano ha allenato anche Venezia, Mogliano e Fiamme Oro. E’ stato nello staff delle Zebre e capo allenatore del Benetton per due stagioni.