Il 21 marzo 2009 l’Irlanda conquistava il Grande Slam 61 anni dopo l’ultima vittoria assoluta nel vecchio Cinque Nazioni.
Un successo che merita di essere ricordato al pari degli interpreti che ne furono protagonisti.
Negli anni recenti la squadra irlandese è stata descritta a più riprese come l’alternativa più credibile agli inarrivabili All Blacks. I dati confermavano sufficientemente questa teoria, basti pensare che nelle ultime sei edizioni del torneo continentale l’Irlanda ne ha vinte tre, replicando nel 2018 il Grande Slam.
Eppure la generazione di Sexton, Murray, Best, O’Mahoney non è riuscita, proprio come quella precedente, ad affermarsi in Coppa del Mondo. Una pecca che dalle parti di Dublino si è trasformata in un vero e proprio incubo. Gli uomini di Schmidt si sono rifatti parzialmente con la storica conquista del primo posto nel ranking mondiale dell’estate 2019, battendo in precedenza lo spauracchio All Blacks per ben due volte nel giro di due anni. Chicago 2016 e Dublino 2018. Ma la Coppa del mondo no, quella rimane una barriera che si è fermata ai quarti di finale.
Tornando alla vecchia squadra di Kidney, siamo sicuri che il gruppo capitanato nel 2009 da Brian O’Driscoll fosse complessivamente inferiore? La risposta non è scontata, ma la magia di quel filotto di vittorie rimane immortale.
Tre successi sul filo del rasoio con Francia, Inghilterra, Scozia, nel mezzo una tranquilla passeggiata romana e infine una vittoria trionfale al Principality Stadium regalata dal piede chirurgico di Ronan O’Gara che al 78′ minuto di Galles – Irlanda spedì il drop della vittoria fra i pali mandò in tripudio un intero popolo. Tutto ciò non prima di essersi tolti lo sfizio di aver fatto saltare i nervi agli arci rivali inglesi sconfitti 14 a 13 nello stadio dove l’odio per il XV della rosa non ha eguali al mondo: Croke Park.
Il 2009 fu l’anno della consacrazione di un gruppo che fino a quel momento era riuscito a far stropicciare gli occhi dei tifosi di mezzo mondo, senza vincere però nulla di più del triple crown. La miscela di talento e maturità si era fatta esplosiva. A partire dal pacchetto di mischia dove troneggiava un clan di mascalzoni che se lo incontri ancora oggi per le vie di Limerick all’imbrunire, ti viene voglia di cambiare strada alla svelta. La tradizionale fisicità del Munster garantiva risorse di gran livello e i primi cinque uomini dell’Irlanda erano tutti orgogliosamente membri della Red Army: Marcus Horan, Jerry Flannery, John Hayes, Donncha O’Callaghan, Paul O’Connell. Dietro di loro la freschezza atletica di un Jamie Heaslip agli albori, affiancato dall’ esperto tuttofare David Wallace che insieme alla stella luminosa del carro armato Stephen Ferris (ritirato troppo presto a soli 28 anni) completava una terza linea di giganti.
In mediana Tomas O’Leary pescò il jolly diventando l’uomo giusto al momento giusto. Coach Kidney voleva un mediano di mischia fisicamente più consistente e così il n.9 del Munster tolse il posto a Stringer. Accanto a lui un Ronan O’Gara mai così continuo, miglior marcatore del torneo con 51 punti e di gran lunga miglior mediano di apertura dell’edizione 2009.
La coppia di centri titolare ha fatto sognare intere generazioni di appassionati e lo ha fatto per molto tempo: Gordon D’Arcy e Brian O’Driscoll. Praticamente come mettere insieme i propri risparmi di una vita e depositarli in un conto svizzero. Il primo era in possesso di un compasso breve, baricentro basso, grande qualità negli impatti. Il secondo ancora oggi non ha bisogno di alcun tipo di presentazione. I titoli parlano per lui: miglior metaman e miglior giocatore dell’edizione 2009, fu semplicemente devastante in ogni partita giocata. E ci fermiamo al 2009. Rientrò al top della forma dopo due anni travagliati e incantò il mondo con quella miscela di eleganza e leadership che lo hanno reso il simbolo di una intera nazione.
Il terzetto del triangolo allargato era composto da Luke Fitzgerald, Tommy Bowe, Rob Kearney, all’epoca tutti e tre giovanissimi e molto effervescenti. Kearney è ancora (per poco) sul pezzo, mentre Bowe e Fitzgerald hanno forse raccolto meno di quanto avrebbero meritato. Specialmente il primo, trequarti ala dalla grande personalità unita ad un feeling bestiale per le marcature. Solo nel pro 14 ha segnato 67 mete in 169 partite. Numeri da paura.
Cosa fanno oggi gli eroi del Grande Slam 2009? C’è chi è rimasto nei quadri tecnici delle rispettive province come Jerry Flannery, preparatore fisico del Munster fino al giugno 2019 e oggi consulente aziendale, Marcus Horan Responsabile dello sviluppo dei giocatori sempre con il Munster, oppure chi si è inserito in contesti diversi come David Wallace, Responsabile dello sviluppo regionale della Bank of Ireland o Tommy Bowe, ideatore e designer del brand calzaturiero Lloyd & Price. Ronan O’Gara attualmente è il coach più titolato grazie alla sua esperienza nello staff dei Crusaders e al suo attuale incarico di Head Coach con La Rochelle.
Il mondo dei media ha aperto le braccia a Donncha O’Callaghan, Ambasciatore Unicef, columnist del prestigioso giornale inglese The Times e soprattutto a Brian O’Driscoll, commentatore per HSBC, Irish TV, e co proprietario del portale specialistico ultimaterugby.com.
Anche Gordan D’Arcy e Luke Fitzgerald amano la creazione di contenuti editoriali e si dividono fra i podcast e le analisi tecniche sulla testata The Irish Times.
Con chi vorremmo farci una pinta di Guinness 11 anni dopo, in tempi di clausura da coronavirus? Senza dubbio con John Hayes. Il pilone da 105 caps che si emozionava sulle note di Ireland’s Call, oggi contadino e allevatore nelle campagne di Cappamore, nella contea di Limerick.
Il team del Grande Slam: Horan, Flannery, Hayes, O’Connell, O’Callaghan, Ferris, Wallace, Heaslip, O’Leary, O’Gara, Fitzgerald, D’Arcy, O’Driscoll, Bowe, Kearney, Best, Court, O’Kelly, Leamy, Stringer, P.Wallace, Murphy.