Settantaquattresimo minuto al Kingsholm di Gloucester. L’Inghilterra guida per la prima volta la partita del Sei Nazioni under 20 contro i pari età del Galles: ha rincorso gli avversari per tutta la partita e sembra finalmente essere riuscita a sbrogliare la matassa. Non ha, però, fatto i conti con Sam Costelow da Llantisrant.
Come i più esperti sapranno, la doppia L, in Galles, si pronuncia cl, come in Llanelli: clanecli. Costelow invece gli amici anglosassoni lo pronunciano senza alcuna differenza rispetto al cantautore londinese di She, una canzone chiaramente dedicata alla palla da rugby.
“She may be the beauty or the beast/May be the famine or the feast/May turn each day into a Heaven or a Hell”. Non vi sembra un’ode all’imprevedibile rimbalzare dell’ovale?
Posizionato in perpendicolare rispetto al punto d’incontro poco fuori dai 22 metri avversari, Sam Costelow, numero 10 classe 2001, sfodera il drop che vale la partita: 23-22 per i gallesi, Gloucester espugnata a sorpresa, l’ennesima di questa edizione della versione giovanile del torneo più vecchio del mondo.
Questo Sei Nazioni under 20, competizione sempre intrigante, è particolarmente attraente: tutte e sei le squadre sono incredibilmente vicine ad ogni partita, e più va avanti il Torneo più ci rendiamo conto di quanto le previsioni della vigilia fossero basate su aspettative legate al recente passato più che a una lettura esatta della situazione. Francia e Inghilterra hanno formazioni meno strabordanti rispetto al recente passato, e in particolare gli albionici sembrano aver perso un po’ il bandolo della matassa, anche se non dobbiamo farci ingannare da una selezione dei giocatori che ha lasciato ai club di Premiership tanti profili interessanti. L’Irlanda non ha talenti abbaglianti, ma gioca un rugby spettacolare ed efficace che rischia di valergli la riconferma dopo il Grande Slam dello scorso anno (coronavirus permettendo). Il Galles circonda il suo gioiellino all’apertura con degli onesti manovali nel pacchetto degli avanti, l’Italia e la Scozia, in ripresa, dimostrano di essere capaci di essere in grado di competere con ogni singolo avversario.
Con le nazionali giovanili è sempre difficile fare previsioni: tanto dipende semplicemente dal caso, dalla qualità di un gruppo di giocatori nati nello stesso anno, da contesti che rimangono lontano dalle luci della ribalta. Il fatto che le principali nazionali europee stiano riducendo il divario fra di loro, però, comincia a essere una costante di questi ultimi anni, anche se le ripercussioni a livello senior potrebbero essere relative e arrivare dilatate nel tempo.
Sicuramente Sei Nazioni e mondiale giovanile sono due trampolini importanti per tutti i futuri professionisti, ma ottenere risultati è un obiettivo, seppur importante, secondario per lo scopo dei settori giovanili, che ovviamente cercano di alzare il livello qualitativo dei loro giocatori per incrementare soprattutto il valore medio dei giocatori che poi si riversano nel mare magnum dei seniores.
Il funzionamento di un settore giovanile lo racconta, alla grande e nel dettaglio, Maurizio Zaffiri, ex Azzurro e oggi responsabile operativo dell’élite giovanile della Federazione Italiana Rugby. Una puntata imperdibile di Quindici – un podcast ohvale
Per noi che, invece, guardiamo da fuori, è sempre intrigante cercare di capire chi, di questi ragazzini che si azzuffano inseguendo il famigerato sacco di vento, sia un diamante grezzo pronto per diventare un nome di primissimo piano nell’arena internazionale. Ecco allora una sintetica lista dei giocatori che hanno colpito l’occhio in maniera più importante.
Jordan Joseph (Francia): Facile. Il terza centro classe 2000 è al suo terzo anno in nazionale giovanile: oggi è il capitano dei giovani Galletti e continua a portare in giro per il campo le sue spropositate dimensioni fisiche e la sua esplosività. Ha già giocato 18 partite da professionista con la maglia del Racing 92, dove la concorrenza in terza linea non è proprio risibile.
Lorenzo Cannone (Italia): La nazionale italiana ha avuto poche volte un pool di giocatori di questa qualità fra le fila delle giovanili, con tanti profili interessanti. Quello che si è stagliato una spanna sopra gli altri è il terza centro dell’Accademia Nazionale: grandissime prestazioni contro Galles e Francia per il 19enne, che ha dimostrato non solo grande completezza tecnica in attacco e in difesa, ma anche un grande workrate
Thomas Ahern (Irlanda): Se vi è piaciuto lo show dell’esordiente Ryan Baird in Leinster-Glasgow di Pro14, preparatevi a vedere qualcosa di simile dalle parti di Limerick. Ahern è un 2,06 con un grandissimo atletismo, appoggi leggeri e mani morbide. Classe 2000, è uno dei prospetti di sicuro successo dei Trifogli, finora imbattuti a livello under 20.
Nolann Le Garrec (Francia): Il 2002 è il suo anno di nascita, la maglia numero 9 quella che porta sulle spalle. Ha una capacità fenomenale di estrarre rapidamente il pallone dal punto d’incontro, è una pallina da flipper che da un ritmo micidiale all’attacco dei transalpini. E non è ancora maggiorenne
Sam Costelow (Galles): Ne abbiamo già parlato in apertura. Costelow è proprio uno di quei diamanti grezzi che si trovano a livello under 20, già riconosciuto da tutti gli addetti ai lavori come un prospetto già pronto al salto: ottimo in fase offensiva, fisico solido, rapido e capace di attaccare la linea, piede precisissimo. Cresciuto nella migliore academy d’Inghilterra, quella dei Leicester Tigers, giocherà agli Scarlets il prossimo anno.
Ethan McIlroy (Irlanda): Lo scorso dicembre ha giocato i suoi primi 57 minuti con l’Ulster nel derby di Pro14 contro Leinster, oggi accende gli entusiasmi dei tifosi in verde con la maglia dell’Irlanda. Può giocare ala o estremo, è un giocatore super dinamico negli appoggi e che non ha paura della giocata audace.
Erwan Dridi (Francia): Se vi piacciono i talenti offensivi non vi può dispiacere l’ala della Francia dal capello audace quanto le discese sull’out di questo classe 2000 di Tolone. Giocatore fantasioso e dalla grande classe, deve aggiungere un po’ di solidità in difesa per non rimanere soltanto un potenziale Teddy Thomas. Intanto con Tolone ha già 3 presenze.
Freddie Steward (Inghilterra): Un peccato che l’Italia non possa cimentarsi, almeno per il momento, con questa Inghilterra zoppicante. Un talento chiaro, però, è quello dell’estremo Steward, nato a dicembre del 2000 e che in Challenge Cup contro Calvisano ha già segnato la sua prima meta fra i professionisti. La cosa che gli assomiglia di più? Uno sciatore di discesa libera.