Un secondo blocco di partite è andato. La RWC sta entrando nel vivo con due incontri che nei prossimi giorni potrebbero esprimere i primi verdetti: Sudafrica vs Italia e Inghilterra vs Argentina. In questo secondo giorno senza partite andiamo a conoscere nel dettaglio i promossi, i rimandati e i bocciati della settimana.
PROMOSSI
Rhys Patchell: partiamo da chi è stato protagonista nel match finora più spettacolare della RWC. Entra a partita in corso e nessuno si accorge della differenza con Biggar. Il rosso mediano di apertura degli Scarlets è proprio bello da veder giocare. Pulito nei movimenti, freddo e preciso. Parte ancora come secondo, ma è una di quelle riserve che non puoi mai considerare tali.
Julian Montoya & Augustin Creevy. L’Argentina è terra di bajadita, di giocatori dal grande temperamento, è terra di prime linee. I Pumas hanno in squadra due tallonatori per cui dobbiamo toglierci il cappello. Il primo ha totalizzato 57 presenze in nazionale di cui solo 7 da titolare, dimostrandosi sempre puntuale quando chiamato in causa. Ha realizzato una tripletta contro Tonga eguagliando Martin Gaitan, unico a realizzarne un’altra nel mondiale del 2003. Il secondo, capitano dei sudamericani, con 88 caps è diventato il giocatore con più presenze nella storia dei Pumas. Fedeltà e corazon.
Felipe Berchesi e il coraggio dell’Uruguay: Il mediano di apertura uruguaiano gioca nel Dax, Federale 1 – terza divisione francese, già transitato nella serie A italiana con il Badia. Un eroe che viene dal basso, artefice del successo della Celeste contro le Fiji con 15 punti al piede. Votato man of the match anche e soprattutto per i suoi 14 placcaggi che hanno contribuito a fermare i potenti ball carrier figiani. Il faro di una squadra che rappresenta il vertice di un movimento piccolo e orgoglioso con in totale 4000 iscritti praticanti. Viva Uruguay!
Sebastian Negri e la terza linea italiana: ci approcciamo al match con il Sudafrica forti di tre giocatori in forma smagliante. Ci permettiamo di citare Negri perchè con Parisse al timone del pacchetto di solito è lui il primo ad essere sacrificato. Il ragazzo di origini anglo sudafricane però ha qualità da vendere e nella vittoria con il Canada lo ha dimostrato.
Giappone e il capo tribù Jamie Joseph: Il secondo upset del mondiale 2019 è il loro. E che upset verrebbe da dire! L’Irlanda cade sotto i colpi di un Giappone ordinato come un violinista giapponese. La guida tecnica di Jamie Joseph ha costruito un capolavoro di programmazione, imbrigliando di fatto la squadra di Schmidt in quei fondamentali che avevano fatto la differenzia contro la Scozia. Non ce ne vogliano i dark blues se pensiamo che un accesso ai quarti del Giappone sarebbe un fatto epocale.
RIMANDATI
Scozia: proseguiamo quanto detto sopra. Hanno vinto nettamente con Samoa anche se l’impressione che si ha è che qualcosa al momento non stia andando per il verso giusto. Il rugby di movimento che predica Townsend richiede interpreti sempre molto fit, ball carrier intelligenti e una percentuale di riuscita delle giocate sulla linea vicina al 100%. Non sembrano così in palla per scommettere qualche euro su di loro.
Australia: chi scrive li annovera fra i suoi team preferiti a partire dalla finale mondiale del 1999, quando Matthew Burke si aggiustava il ciuffo prima di calciare fra i pali. Oggi non sono più una formazione invincibile, però hanno delle qualità evidenti. Il fatto che riescano a mostrarle a singhiozzo li fa finire in purgatorio. Certo che se tutti i giocatori individualmente avessero le statistiche di Kerevi, Hooper e Pockock sarebbe dura non considerarli per una RWC di vertice.
BOCCIATI
Michael Cheika e Bernard Foley: dovrebbero essere i leader della squadra, soprattutto nei momenti difficili. Uno in panchina l’altro in campo. Invece con il Galles Cheika ha recriminato (ennesima lamentela di un coach verso la classe arbitrale) con l’arbitro Poite per un fischio “imbarzzante” su Kerevi e Foley non è stato capace di garantire quel ritmo che gli si chiede per far girare la squadra.
Irlanda e la sua Sexton-dipendenza: Dal 2015 ad oggi, nelle due RWC in questione, l’Irlanda ha giocato tre partite senza Sexton e ne ha perse due. Contro Argentina nel 2015 e Giappone nel 2019. Il numero 10 del Leinster ormai sembra essere diventato non solo un punto di riferimento tattico, ma soprattutto un talismano sul piano motivazionale. Contro la Russia dovrebbe tornare in cabina di regia. Che sia lui l’ago della bilancia delle prestazioni degli irish?