Willis Halaholo, finalmente

Il giocatore che può cambiare l'attacco del Galles
Ehi, mates (come direbbe Eddie Jones)! Questo articolo compare anche nella nostra Guida al Sei Nazioni 2021, il diario/zibaldone/rivista in continuo aggiornamento con news e approfondimenti sul torneo, dateci un’occhiata.

C’è una novità nelle convocazioni del Galles e potrebbe essere una delle principali minacce al buon esito dell’incontro fra Italia e Dragoni, in programma alla quarta giornata del Sei Nazioni: Willis Halaholo è stato chiamato a sostituire Johnny Williams fra i trequarti a disposizione di Wayne Pivac.

Trentuno anni, neozelandese, Halaholo è diventato eleggibile grazie alla sua militanza nei Cardiff Blues. In carriera ha giocato per la selezione scolastica neozelandese (una sorta di pre-nazionale giovanile) e per la nazionale under 20 di Tonga, nonché per gli Hurricanes nel Super Rugby, con cui ha vinto il titolo nel 2016.

Pivac lo aveva già selezionato fin dalla sua prima partita nella panchina del Galles, contro i Barbarians allenati da Warren Gatland, ma Halaholo non ha mai potuto indossare la maglia rossa, per colpa della rottura del legamento crociato nella settimana antecedente l’incontro.

Ora l’infortunio a Johnny Williams gli dà l’occasione di rifarsi.

Il centro neozelandese porta in dote una serie di caratteristiche che nessun altro ha nella squadra dei Dragoni.
Pivac e il suo assistente all’attacco Stephen Jones hanno a disposizione praticamente solo numeri 13, visti gli infortuni di Williams e Williams (Johnny e Scott). Il primo porta grande fisicità e esuberanza, come dimostra all’eccesso la concussion subita in un brutto tentativo di placcaggio su Sexton che avrebbe meritato il cartellino giallo. Il secondo è un attaccante dagli angoli di corsa interessanti ed elusivi. Willis Halaholo però è su un altro livello, quando è al meglio.

Combina un fisico compatto (180 per 100 le misure) con degli appoggi che gli consentono cambi di direzione repentini, rendendolo un incubo per il diretto avversario che deve rimanergli appeso resistendo alla forza centrifuga esercitata dalla parte superiore del suo corpo.

Per contro non è un giocatore particolarmente associativo con i compagni, anzi: il suo forte è proprio quello di mettersi in proprio: è un giocatore che nell’uno contro uno può diventare letale, una fabbrica di linebreaks a livello di Pro14, ma che può incidere anche contro le più ferree difese del palcoscenico internazionale.

In difesa è un giocatore affidabile e intelligente, ma necessita di essere messo alla prova al livello richiesto per il Sei Nazioni, e vista la forma di Cameron Redpath e Chris Harris, i giocatori che potrebbe sfidare sabato, la prova del fuoco arriverà subito.

In questa stagione ha ottenuto 7 presenze ai Blues, segnando due mete. Non è stata la più brillante delle annate finora, ma la sua principale preoccupazione è stata quella di togliersi di dosso la ruggine del grave infortunio ai legamenti che lo ha tenuto fuori durante il 2020.

In Galles c’è chi storce il naso alla selezione di un neozelandese, ma a parlare è un mal espresso orgoglio nazionale più che una sana considerazione tecnica: la nazionale ha un gran bisogno di un attaccante di questo livello, che può creare opportunità offensive dal nulla mettendo a sedere un avversario con uno step.

La sua vita è una piccola odissea: alcolizzato sin dall’adolescenza, padre a 18 anni, ha vissuto in un garage con la moglie e la figlia piccola alzandosi alle 6 del mattino per fare le pulizie con uno stipendio da fame, fino a quando il rugby non è diventata per davvero la sua professione.

Poi il Galles, ora il Sei Nazioni: “La famiglia è la mia principale motivazione: voglio dare alle mie figlie un futuro migliore di quello che ho avuto io”.